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Spagna, parla l’agente che ha recuperato il corpo di Julen: “Trovarlo morto è stato terribile”

Nicolás Rando, agente della Guardia Civil spagnola impegnato nelle operazioni di salvataggio di Julen, ha raccontato alla stampa locale il momento in cui ha toccato il bambino di due anni finito in un pozzo alle porte di Malaga: “I miei sentimenti erano contrastanti: ero sollevato per averlo trovato e per aver finito il lavoro, ma arrabbiato perché lui non era vivo”.
A cura di Ida Artiaco
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"Sono sollevato che tutto questo sia finito. Il fatto di averlo trovato morto è stato terribile, ma abbiamo fatto davvero tutto il possibile". A parlare è Nicolás Rando, uno degli agenti della Guardia Civil, esperto di soccorsi in montagna e impegnato nelle operazioni di soccorso di Julen Rosello, il bambino di 2 anni precipitato in un pozzo nelle campagne di Totalan, alle porte di Malaga, lo scorso 13 aprile e trovato cadavere 13 giorni più tardi, nonostante gli sforzi di oltre 300 persone che hanno contribuito in ogni modo a recuperare il suo corpicino. "Siamo riusciti a spostare la terra, lo abbiamo raggiunto e lo abbiamo tirato fuori", ha raccontato in una intervista al quotidiano iberico Sursottolineando come sia di "conforto il fatto che il piccolo sia deceduto il giorno stesso della caduta nel pozzo, come ha confermato l'autopsia. Almeno non ha sofferto aspettando di essere salvato".

Nicolás aveva promesso a suo figlio di 4 anni che avrebbe fatto di tutto pur di recuperare Julen. Eppure il giorno in cui il bambino cadde nel pozzo lui non era neanche di turno. "Mi ha chiamato un amico dicendo che c'era un'emergenza, che un bimbo era precipitato in un pozzo che avrebbe potuto essere profondo più di cento metri così mi sono precipitato dopo aver avvisato i miei superiori", ha detto, sottolineando che nessuno avrebbe mai pensato di trovare così tanti problemi nelle operazioni, "soprattutto a causa della qualità del terreno, la roccia era dura e non riuscivamo a scavare". Poi, dopo una serie di contrattempi, è arrivato il momento di scendere lungo la capsula metallica calata attraverso il tunnel parallelo di 60 metri scavato vicino al pozzo. "Non esistono turni, vai giù e basta – ha continuato l'agente -. Sono passato attraverso cunicoli strettissimi, molto più claustrofobici di altri in cui pure sono entrato. Quando ho alzato lo sguardo ho pensato che se fosse successo qualcosa in quel momento sarei rimasto intrappolato anche io lì sotto".

Arrivati vicino al luogo dove era Julen, un suo collega ha posizionato una telecamera con la quale è riuscito a vedere il bambino. "Abbiamo scavato con le mani per raggiungerlo, finché non l'ho toccato. E a quel punto i miei sentimenti erano contrastanti: ero sollevato per averlo trovato e per aver finito il lavoro, ma arrabbiato perché lui non era vivo", ha concluso Nicolás Rando, che ora la Spagna celebra come un eroe nazionale, insieme agli altri soccorritori. "Non abbiamo mai perso la speranza. Abbiamo davvero fatto tutto il possibile".

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