“Piangeva troppo”, il possibile movente di un figlicidio

Tomas Driukas, lituano di 26 anni trasferitosi nel Regno Unito nel 2010 con la compagna Renata Braskyte, è accusato di aver ucciso la figlia di cinque mesi perché, secondo una prima ricostruzione, non smetteva di piangere. Il primo aprile del 2015 il ragazzo, da solo con la piccola Deimante perché la compagna era al lavoro, avrebbe causato la morte della figlia infliggendole dei colpi che le avrebbero causato il decesso per emorragia cerebrale. Deimante era nata prematura di dodici settimane a novembre del 2014 e, come confermato dal padre nel corso degli interrogatori, la bambina piangeva sempre ed effettivamente cambiarle il pannolino "era come andare in guerra". Tomas Driukas respinge le accuse, ma a dimostrazione di un atteggiamento ostile verso la figlia vi sarebbero anche le molteplici fratture delle costole riscontrare sulla piccola diverse settimane prima del decesso. Secondo l'accusa si tratterebbe di lesioni causate dal padre, poiché, dopo al momento delle dimissioni dall'ospedale dopo un periodo di osservazione, le fratture della nascita si sarebbero ricomposte.
La responsabilità nell'aver causato le fratture della bambina è un elemento di prova particolarmente importante, poiché non solo dimostrerebbe un atteggiamento violento da parte del padre prima dell'omicidio, ma farebbe ricadere sulla madre Renata Braskyte la colpa di non aver protetto Deimante da Driukas. Secondo l'accusa la donna avrebbe "omesso di adottare misure che poteva ragionevolmente prevedere per tutelare Deimante". La donna ha ripetuto più volte che il compagno non avrebbe mai fatto del male alla bambina, pur ammettendo che la piccola piangeva molto come se accusasse dolori particolarmente forti. Il processo durerà ancora diverse settimane.