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Senegal, Youssou N’Dour annuncia la sua candidatura alla presidenza

Il cantante e percussionista senegalese, già impegnato sul fronte umanitario come ambasciatore di buona volontà della FAO, si candiderà sfidando il Presidente uscente Wade, in carica dal 2000.
A cura di Nadia Vitali
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Il cantante e percussionista senegalese, già impegnato sul fronte umanitario come ambasciatore di buona volontà della FAO, si candiderà sfidando il Presidente uscente Wade, in carica dal 2000.

Per Youssou N' Dour si tratta di un «dovere patriottico supremo» per quel paese a cui è rimasto sempre indissolubilmente legato, quella terra che gli ha conferito l'identità multietnica che fa vibrare la sua musica in accordo con le mille anime che la compongono. Paese particolare il suo, quel Senegal che fu uno dei centri principali dai quali si irradiava la rotta della tratta degli schiavi, e in cui oggi convivono pacificamente tre etnie diverse tra loro grazie ad un rapporto di parentela di «cuginato» che li unisce tutti in una comunità fatta di intrecci, incroci e comunicazione.

Si chiamano Tula, Serer e Wolof: al primo gruppo apparteneva sua madre, alla seconda popolazione il padre, mentre Youssou N'Dour si definisce un Wolof. Wolof è anche il nome del suo movimento politico, Fekke ma ci Bolle che significa «io sono impegnato»: impegnato, questo percussionista e cantante definito «artista africano del secolo» dalla rivista Folk Roots, lo è sempre stato su numerosi fronti.

Nel 1985 organizzava un concerto per richiamare l'attenzione su Nelson Mandela, all'epoca in carcere; seguirono numerose collaborazioni con artisti internazionali di grosso calibro (da Lou Reed a Patti Smith) che lo videro cantare per Amnesty International o in favore del progetto di microcredito. Ambasciatore di Buona volontà della FAO dal 2000, negli anni precedenti lavorò con le Nazioni Unite e l'UNICEF nell'ambito di Project Joko, iniziativa il cui obiettivo era aprire internet cafè nel suo paese per connettere il Senegal al resto del mondo.

Molto popolare in patria così come all'estero (il suo brano più celebre, 7 seconds nel 1994 rimase nelle classifiche di tutti i paesi per mesi) ha fatto conoscere a tutti lo mbalax genere musicale che affonda le sue radici nella tradizione popolare senegalese che prevedeva l'accompagnamento di strumenti a percussione e l'esecuzione di canti di preghiera; sperimentatore e ricercatore di suoni, ha saputo coniugare il proprio retroterra artistico agli stimoli provenienti da altri contesti culturali ugualmente vitali e creativi.

“ Quando sei in una posizione di autorità devi dare il buon esempio affinché gli altri ti seguano ”
Youssou N'Dour
La sua ricca esperienza umana è certamente una buona lettera di presentazione ma, al momento, offre poche garanzie per un paese povero, che registra un bassissimo tasso di occupazione e in cui il salario medio è di 3 dollari al giorno e con notevoli problemi energetici che provocano frequenti blackout contro i quali, molto spesso, la popolazione ha sollevato scontri e rivolte. Rendere la sua fama di artista consenso politico non sarà impresa da poco, come egli stesso sa.

Youssou N'Dour, nel ricordare che la sua candidatura muove anche dalle tante richieste ricevute in proposito da parte dei cittadini del paese, ha ricordato che, a fronte di un'istruzione di livello non particolarmente alto, porta con sé tutta l'esperienza che è stata un'esistenza spesa conoscendo il mondo in tantissimi dei suoi aspetti, dimostrando «competenza, impegno, rigore ed efficienza in molte occasioni». Nato in un sobborgo popolare di Dakar, da una famiglia di umili mezzi, conosce non solo l'arte ma anche i tanti aspetti controversi di una realtà come quella del Senegal.

Il suo «dovere patriottico», stando alle sue parole, è dunque un'urgenza di ricorrere anche ai successi collezionati nei decenni per costruire un'«alternativa» per la sua terra. A febbraio, Youssou N'Dour sfiderà per la poltrona il Presidente uscente Abdoulaye Wade salito in carica nel 2000 e rieletto anche al secondo mandato; 85 anni, contestato duramente per i suoi malriusciti tentativi di modificare la Costituzione, cercando di assegnare una sorta di successione al proprio figlio Karim semplicemente nominandolo vicepresidente, sospetto che aveva portato tutta Dakar in piazza a manifestare. Con questi presupposti, per Youssou N'Dour l'ipotesi di una vittoria, dunque, potrebbe essere tutt'altro che un miraggio.

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