Schwazer, sospetto doping anche sull’oro di Pechino 2008
L’ombra del doping si allunga anche su una delle vittorie più importanti della storia dell’atletica italiana recente e non, ovvero la medaglia d’oro nei 50 chilometri di marcia alle Olimpiadi di Pechino del 2008 di Alex Schwazer. E’ questa la conclusione a cui sono arrivati gli inquirenti che hanno indagato sul caso dell’atleta altoatesino che nel 2012 venne trovato positivo all'eritropoietina ricombinante in un controllo antidoping a sorpresa effettuato dall'Agenzia mondiale antidoping. Un caso che fece scalpore con l'immagine delle lacrime dell'azzurro in conferenza stampa ancora nella mente dell'immaginario collettivo. Dopo la squalifica di 3 anni e mezzo inflittagli dal Tribunale Nazionale Antidoping, Schwazer è finito anche nel mirino della Procura di Bolzano. Secondo il Pm, il doping risulterebbe provato fino al 2010, ma ci sarebbero gravi indizi riconducibili fino addirittura al 2008, ovvero prima delle Olimpiadi cinesi. Il riferimento è a due periodi, ovvero 10 al 23 giugno 2008 e dal 6 al 27 luglio dello stesso anno, e secondo quanto si legge nei documenti presentati dagli inquirenti, Schwazer avrebbe fatto uso di una speciale “tenda” capace di migliorare le prestazioni agonistiche sopperendo alla ridotta disponibilità di ossigeno nell’aria. Uno strumento che rientra nei “metodi proibiti” dal Ministero della Sanità.
La difesa di Schwazer alza la voce e rispedisce al mittente le accuse relative al 2008
La difesa, affidata all’avvocato Brandstatter per ora alza la voce e rispedisce al mittente le accuse sul presunto doping precedente al 2012. L’oro di Pechino dunque per i legali di Schwazer non deve assolutamente essere messo in discussione ma bisogna concentrarsi esclusivamente sul doping del 2012, figlio di un momento di debolezza dell’atleta che non deve rischiare di cancellare anche i successi “puliti” ottenuti negli anni precedenti.
