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Villa Pamphili, il killer fermato tre volte per liti violente: madre e figlia potevano essere salvate?

Nei quindici giorni precedenti alla morte della donna che non ha ancora un nome a Villa Pamphili, il suo presunto assassino Relax Ford è stato fermato due volte dalle forze dell’ordine per liti violente in strada. Tutte e due le volte gli agenti si sono accontentati della sua versione non verificando l’identità di madre e figlia. La terza volta girava da solo con la bambina, la donna era già morta.
A cura di Redazione Roma
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Il presunto killer fermato in Grecia con la bimba a due giorni dal ritrovamento dei corpi.
Il presunto killer fermato in Grecia con la bimba a due giorni dal ritrovamento dei corpi.

Rexal Ford nei giorni precedenti all'omicidio della donna e della sua bambina ritrovate a Villa Pamphili, è stato fermato dalle forze dell'ordine tre volte. Il duplice omicidio si poteva evitare? È questa la domanda che inevitabilmente ora non si può evitare di porsi. La prima volta è il 20 maggio quando a chiamare l'attenzione delle forze dell'ordine sono due turiste americane. Segnalano a un titolare di un ristorante a due passi da Piazza Farnese, che un uomo e una donna stanno litigando furiosamente, con loro c'è anche una bambina piccolissima. L'uomo chiama il 112 e le forze dell'ordine trovano l'uomo e la donna su via del Mascherone. Lui ha del sangue sul volto, è violento e sta visibilmente maltrattando la donna che ha in braccio la neonata. Identificano solo Ford. Lei non ha i documenti, agli agenti si accontentano della versione dell'uomo il cui nominativo viene registrato e controllato. "Siamo turisti americani, sono mia moglie e mia figlia", spiega.

Che qualcuno non quadra sembra abbastanza evidente anche a ristoratore, che decide di scattare delle foto e di inviarle "Chi l'ha visto?", sono proprio quegli scatti a far identificare Ford facendolo arrestare in Grecia, confrontando l'immagine con l'identikit dei testimoni che lo hanno visto aggirarsi per la villa storica romana nei giorni precedenti agli omicidi, e a dare un volto alla donna che poco più di due settimane dopo sarà trovata senza vita. Di lei non conosciamo ancora il nome.

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Passano dieci giorni e nei pressi di Villa Pamphili, nella zona del mercato di San Silverio Ford viene fermato un'altra volta. Ancora una volta arriva una segnalazione per una violenta lite in strada. La segnalazione è per "violenza di genere". Ancora lo stesso copione, lui viene identificato, gli agenti si accontentano delle generalità fornite dalla donna che non ha i documenti. "Siamo americani, lei è mia moglie con mia figlia", dirà ancora una volta l'uomo. La coppia viene lasciata andare.

Il terzo fermo è avvenuto il 5 giugno. Con tutta probabilità la donna è già stata uccisa e già morta e si trova nascosta tra i rovi di Villa Pamphili. Relax Ford viene fermato in pieno centro a Largo Argentina. Ha in braccio la bambina che indossa la stessa tutina rosa che sarà ritrovata in un cestino di Villa Pamphili. L'uomo mostra i suoi documenti agli agenti, la stessa pattuglia che lo ha fermato quindici giorni prima a Largo Farnese, dice che la moglie è partita. Nessuno verifica l'informazione, tantomeno che la bambina che ha in braccio sia davvero sua figlia. Poche ore dopo sarà uccisa, il corpo abbandonato tra i cespugli dove i passanti il 7 giugno lo scambieranno per un bambolotto.

Se i controlli fossero stati più approfonditi madre e figlia si sarebbero salvate? Perché non sono stati attuati i protocolli anti violenza? Perché la donna non è stata fermata per verificarne l'identità? Tutte domande ancora senza una risposta. 

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