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Un inceneritore spento da anni potrebbe riaprire: si trova vicino allo splendido Giardino di Ninfa

La Fondazione Caetani, che gestisce il Giardino di Ninfa, “si opporrà in ogni sede alla riattivazione di questo impianto che è obsoleto, spento ormai da anni e legato ad una vecchia logica che punta ad alimentare gli affari in siti dismessi trasformandoli in veri e propri centri di lavorazione di rifiuti, in questo caso pericolosi, a due passi da un centro abitato e da aree di interesse naturalistico di livello internazionale come il Giardino di Ninfa”.
A cura di Enrico Tata
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Dieci chilometri in macchina, molto meno in linea d'aria. È la distanza che separa lo stupendo Giardino di Ninfa dall'inceneritore della Corden Pharma a Sermoneta, provincia di Latina. L'azienda vuole riattivare il suo impianto spento da anni e ieri si è svolta la conferenza dei servizi alla Regione Lazio per il rinnovo dell'Aia, Autorizzazione integrata ambientale. I comuni del circondario, ma anche la Fondazione Caetani, che gestisce il Giardino di Ninfa, erano presenti e hanno chiesto di sottoporre l'azienda a una nuova valutazione di impatto ambientale. Secondo la Regione non è necessaria per motivi tecnici e burocratici. Per questo le associazioni e le amministrazioni locali sono preoccupate: a poca distanza dall'inceneritore, tra l'altro, c'è non solo il Giardino di Ninfa, ma anche il Castello Caetani che domina il borgo medioevale di Sermoneta. Due luoghi del Lazio che negli ultimi anni sono stati riscoperti e valorizzati.

La fondazione che gestisce il Giardino di Ninfa: "Ci opporremo in ogni sede"

Secondo il presidente della Fondazione Roffredo Caetani, l'architetto Tommaso Agnoni, "siamo in presenza di un inceneritore di vecchia generazione, di cui non abbiamo a disposizione dati significativi legati all'attività svolta ormai moltissimi anni fa nonostante dai piani fossero previste una serie di centraline di rilevamento dell'inquinamento atmosferico di cui non abbiamo alcuna documentazione". La fondazione, ha sottolineato ancora l'architetto, "si opporrà in ogni sede, prima fra tutte la conferenza dei servizi in corso presso la Regione Lazio, alla riattivazione di questo impianto che, ribadiamo, è obsoleto, spento ormai da anni e legato ad una vecchia logica che punta ad alimentare gli affari in siti dismessi trasformandoli in veri e propri centri di lavorazione di rifiuti, in questo caso pericolosi, a due passi da un centro abitato e da aree di interesse naturalistico di livello internazionale come il Giardino di Ninfa, il Parco Pantanello e gli altri siti bene indicati dalle relazioni dei nostri tecnici. Parliamo, dunque, di una autorizzazione che creerebbe un precedente pericoloso per questo territorio".

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