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Teatro di Roma: un’istituzione culturale dove la precarietà e gli abusi contrattuali sono la norma

Quasi la metà dei dipendenti di Teatro di Roma sono precari, assunti con forme contrattuali inidonee. Mentre la politica sdoppia le poltrone ai vertici della Fondazione, il futuro e la realtà dei lavoratori e delle lavoratrici del teatro non sembra una priorità delle istituzioni.
A cura di Valerio Renzi
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Protesta di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo fuori Teatro di Roma
Protesta di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo fuori Teatro di Roma

Teatro di Roma è una struttura relativamente piccola dal punto di vista dell'organico. I lavoratori di tutti i settori sono in tutto 84, di cui 40 sono precari. Per di più precari anomali, venendo impiegati con contratti tipici del lavoro artistico e culturale, che in questo contesto e per le mansioni svolte, appaiono però assolutamente ingiustificati. Parliamo dei contratti di scrittura, che viene utilizzato per assumere ad esempio un attore per un singolo spettacolo o una serie di repliche, e di contratti stagionali.

Se l'abuso dell'utilizzo del contratto di scrittura, per una figura che si occupa ad esempio di amministrazione o di promozione culturale, appare piuttosto evidente, per la stagionalità forse lo o è meno, ma anche in questo caso non trova una particolare  giustificazione nella realtà dell'organico di Teatro di Roma. Gli stagionali infatti sono lavoratori che possono essere assunti per un periodo limitato di tempo, non possono certo ricoprire incarichi nella pianta stabile. Per esempio: se Teatro di Roma producesse una kermesse teatrale lunga un mese alle Terme di Caracalla, a quel punto sarebbe il contratto corretto da usare per i compiti di biglietteria.

Ma andiamo a vedere nel dettaglio. Il comparto "Attività culturali e istituzionali", occupa sei persone, tra cui due unità assunte con un contratto di scrittura. L'ufficio che si occupa di "Comunicazione, Promozione e Marketing", ha una risorsa assunta tramite somministrazione da un'agenzia interinale. Nell'ufficio amministrativo, da quanto abbiamo verificato, c'è un solo lavoratore con un contratto non stabile, così come nel Servizio Prevenzione e Protezione risulta un contratto di consulenza.

Addirittura nell' ufficio del personale risulta assunta un' impiegata tramite una scrittura teatrale. Il personale che si occupa della sala e delle biglietteria conta due precari addirittura assunti con modalità diverse, una risorsa in somministrazione e un'altra con un contratto stagionale. Nel comparto tecnico invece, il più numeroso, sono 17 i lavoratori indicati sul sito come stagionali, ma che hanno un contratto di scrittura. Ci sono poi le maschere, in tutto dieci persone, che sono assunte con contratti stagionali, alcune da più di 10 anni.

Il teatro pubblico della città di fatto si è trasformato in una fabbrica di precarietà. Propone forme contrattuali adottate dai festival e dalle compagnie di giro, come si può pensare che valorizzi le capacità del personale? Non è un caso che negli ultimi anni ci sia stata una fuga di professionalità verso altre istituzioni teatrali e culturali del paese", spiega Tiziano Trobia, responsabile delle Camere del Lavoro Autonomo e Precario.

Una situazione che, a cascata si ripercuote anche fuori TdR: "Tutto ciò non solo danneggia le dipendenti e i dipendenti della Fondazione, ma peggiora le condizioni lavorative dell'intero settore. Come ricordiamo in ogni occasione non esiste produzione culturale ed artistica di qualità in assenza del rispetto dei diritti basilari di lavoratrici e lavoratori: un cambio di direzione sarebbe importante anche nell'ottica di costruire luoghi in grado di coinvolgere l'intera comunità artistica e gli spettatori".

Il tanto discusso passaggio a fondazione, poteva essere l'occasione per stabilizzare tutta la pianta organica di Teatro di Roma. Per farne un teatro a precarietà zero, magari diventando un modello da seguire a livello nazionale. Così non è stato e un'istituzione culturale pubblica così blasonata e prestigiosa, continua a essere una fabbrica di precarietà, e intanto il direttore Luca De Fusco ha firmato un ricco contratto da 150.000 euro l'anno, quasi il doppio del suo precedente incarico.

Eppure i sindacati hanno chiesto al Campidoglio di intervenire nei mesi precedenti al varo della fondazione, non ricevendo nessuna risposta concreta. “Abbiamo ripetutamente segnalato in numerosi tavoli con la direzione, in questi ultimi anni, la grave situazione di precarietà degli uffici, diventata ormai consuetudine. – spiega Laura Aluisi della Slc Cgil – Contratti di scrittura teatrale che possono essere utilizzati in maniera limitata, legati a specifici progetti a termine, sono al Teatro di Roma lo strumento con cui vengono gestiti interi reparti. Si tratta di forme contrattuali che non prevedono permessi retribuiti, ferie, i cui straordinari sono forfettizzati nella paga giornaliera e perciò non riconosciuti, con un solo giorno di riposo alla settimana, quasi sempre articolati nel periodo da settembre a luglio. Una gravissima instabilità lavorativa a fronte di presenze strutturali all’interno degli uffici che gestiscono progetti, produzioni, ospitalità, bilanci. Si tratta in alcuni casi di contratti rinnovati ripetutamente da molti anni.". 

Se la querelle sulle poltrone sembra essersi risolta affiancando a De Fusco un direttore generale, separando la gestione manageriale e amministrativa dalla direzione artistica, il dibattito sul futuro dei lavoratori e delle lavoratrici e sulle loro condizioni non sembra appassionare allo stesso modo Regione Lazio, Roma Capitale e Ministero dei Beni Culturali.

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