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Teatro di Roma, l’inchiesta di Fanpage.it si allarga: “Affitti in nero e scarsa trasparenza”

Dopo l’inchiesta di Fanpage.it nuove testimonianze confermano il clima di lavoro dentro Teatro di Roma tra sessismo, pratiche poco trasparenti e pressioni.
A cura di Valerio Renzi
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Il presidente del cda della Fondazione Teatro di Roma, Francesco Siciliano, dopo aver annullato l'incontro in programma con Cgil, Cisl e Uil, rimandando l'incontro con i sindacati ai "primi di marzo", ha annunciato a mezzo stampa la convocazione "dell'Organo di Vigilanza del Teatro di Roma per verificare e valutare la situazione all'interno della struttura, dopo gli articoli usciti sugli organi di informazione in questi giorni". Dopo l'inchiesta di Fanpage.it qualcosa si muove dunque all'interno del Teatro. Anche il sindacato Libersind non è rimasto con le mani in mano, accusando in un volantino distribuito al pubblico la nostra testata di aver agito con "un metodo alla Stasi". Due aderenti alla stessa sigla sindacale, sono passati ieri tra stanze e uffici, chiedendo di firmare una petizione in solidarietà al loro rappresentate e capo sul posto di lavoro, citato più volte nel nostro articolo. Chi firma è uno di cui ci si può fidare.

Intanto in questi giorni siamo andati avanti con il nostro lavoro, raccogliendo più di dieci nuove testimonianze, che confermano quanto scritto la scorsa settimana: la pervasività di atteggiamenti di mobbing, un clima di lavoro difficilissimo, fatto di continue pressioni, sessismo e omofobia diffusi e quotidiani. Comportamenti più volte denunciati negli ultimi dieci anni ai vertici del teatro, come documentato da lettere e verbali, senza che fossero mai presi provvedimenti.

Affitti in nero e soldi per lavorare

C'è un'altra vicenda che abbiamo sentito raccontare in maniera diretta (da chi l'ha subita), almeno in tre casi: l'affitto di materiale in maniera non proprio trasparente. "In più di un'occasione ho dovuto assistere alla triste pratica di compagnie a cui veniva chiesto di pagare di tasca loro – aggiunge – Se c'era un tecnico che il teatro avrebbe dovuto mettere a disposizione per un ruolo specifico, questo andava pagato a parte anche se era già in organico, ovviamente a nero". Un racconto non dissimile (ma con al centro il materiale tecnico del teatro), ci è stato rappresentato da un regista, che più volte negli ultimi anni ha lavorato con TdR: "Arrivavi in teatro e ti veniva detto che il materiale non c'era e andava affittato. Così finiva che le compagnie e i registi spendevano soldi per la tecnica che invece, nella stragrande maggioranza dei casi, era già nei magazzini. In almeno un'occasione, una produzione per la quale lavoravo, ha addirittura dovuto affittare (ovviamente a nero) lo stesso materiale del teatro. Un modus operandi che dentro Teatro di Roma ho sempre visto all'opera". Non c'è occasione in cui, per far andare le cose per il meglio, non viene chiesta "una cosa di soldi": può essere per realizzare una scenografia o per avere il materiale tecnico.

"Se non pagate non apriamo le porte del teatro"

Di tutto questo però, per il buon nome del teatro, è meglio non parlare. "Ho lavorato per una produzione ospitata da Teatro di Roma per diversi anni e in più di un'occasione ci è stata manifestata la necessità di affittare del materiale esterno. Una volta ho dovuto addirittura staccare un assegno, altrimenti, all'ultimo momento, ci avevano detto che le porte non si sarebbero aperte per gli spettatori. Ho staccato l'assegno per poi chiedere ai vertici se quanto accaduto fosse regolare. Nessuna risposta". Abbiamo potuto visionare quella comunicazione e, anche se risale a oltre dieci anni fa, la stessa organizzatrice dello spiacevole episodio ci conferma che non è cambiato nulla: "Solo due anni fa mi hanno detto ancora una volta che era necessario affittare del materiale, ma questa volta non ho ceduto, verificando come la stessa tecnica in affitto presso un qualsiasi service costasse meno della metà di quanto richiestomi". 

Sessismo e omofobia in palcoscenico

Parlando con lavoratori e lavoratrici del Teatro di Roma, abbiamo capito che le battute a sfondo sessuale sono una specie di apprendistato per chi comincia a lavorare. Una cosa considerata normale, soprattutto per le donne che si affacciano al palcoscenico e si approcciano a una squadra di soli uomini e di cui abbiamo raccolto altre testimonianze. "Ho avuto a che fare con il palcoscenico da quando avevo 19 anni. Sono omosessuale e da quando sono ragazzina ne ho sentita di ogni tipo". Un'altra lavoratrice ci ha spiegato come "finché non alzi la testa continua così. In base a come ti comporti decidono se averti come nemico, rendendoti la vita impossibile o se rispettarti se sei dei loro". Per lei i commenti erano soprattutto sul seno, sulle sue "belle tette".

Un'organizzatrice teatrale ci ha raccontato come questa, nonostante si provi a far passare così tra i corridoi che dal palcoscenico portano agli uffici, non è la normalità in giro per i teatri stabili e non d'Italia. "Ho portato uno spettacolo con molte giovani artiste in scena. In una sola occasione ho chiesto loro, per loro tutela e scusandomi, di non andare a farsi microfonare senza i costumi, solo in canottiera e culotte, ed è stata al Teatro Argentina: sapevo che non sarebbero state trattate in modo professionale".

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