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Studente transgender umiliato dal prof: “Mi chiamava signorina e ha corretto il nome sul compito”

“Stufo di sentire le sue provocazioni: usava sempre i pronomi femminili”. L’intervista di Fanpage.it allo studente transgender umiliato dal prof al liceo Cavour.
A cura di Beatrice Tominic
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"Mi ha ignorato completamente quando gli ho detto che era un mio diritto firmarmi con il nome scelto. Mi sono sentito davvero umiliato, perché ha cominciato a ripetermi il mio nome di nascita davanti a tutta la classe, ma non una volta, l'ha ripetuto un sacco di volte. "Tu ti chiami x, sul compito devi scrivere x, capito x?", mi diceva". Queste le parole a Fanpage.it dello studente diciottenne transgender del liceo Cavour.

Il compito in classe si è svolto circa una settimana fa: "Avevo fatto altri compito in classe con questo prof, ma è stato il primo da quando ho ottenuto la carriere alias – ha spiegato –  Mi sono firmato con il mio nome scelto, come ricorda anche il regolamento di istituto a riguardo".

Già erano arrivate provocazioni di questo genere in passato, ma mai così gravi: "Quando mi incrociava nei corridoi mi chiamava ‘signorina': lo trovo una mancanza di rispetto a prescindere, ma perché farlo se già sapeva che non mi sento una donna? Ero stufo di sentire le sue provocazioni: uno può sbagliare un pronome una volta, ma se ogni dieci minuti devo correggere, forse non si tratta di distrazione, ma di una persona che lo fa volontariamente. Da lui potevo aspettarmi qualcosa, ma addirittura correggermi il nome scritto sul compito, quello no".

La scoperta: nel compito in classe la correzione è sul nome

Poi, però, la sorpresa: "Martedì scorso ha riportato i compiti e io ho trovato il mio nome corretto. Allora ho chiesto spiegazioni al prof: mi ha detto che non potevo farlo perché si tratta di un documento ufficiale, importantissimo. Ha iniziato ad urlarmi contro: secondo lui non avrei potuto scrivere altri nomi, ma limitarmi a riportare quello che ho sulla carta d'identità. Ho preso il mio telefono e ho cercato il regolamento della carriera alias, all'articolo 4. È lì che viene spiegato che posso firmarmi con il nome d'elezione anche nelle verifiche e nei compiti in classe". Nella normativa, infatti, verso la fine dell'articolo 4 viene spiegato che la persona assegnataria potrà utilizzare l'identità elettiva anche per la sottoscrizione delle verifiche didattiche, le quali dovranno intendersi riferite, a ogni effetto di legge, alla persona assegnataria.

"Ho posato il telefono sulla cattedra e l'ho invitato a leggere. Mi ha risposto no, quello non mi interessa, continuando ad urlarmi contro. A quel punto non sapevo più cosa fare: mi sono girato e sono andato in vicepresidenza – ha raccontato a Fanpage.it lo studente – Arrivati davanti alla vicepreside c'è stata una discussione mentre lui continuava ad insistere dicendo io davanti ad una donna non posso chiamarla diversamente. Tutti sono rimasti dalla mia parte: il professore rischiava di ricevere provvedimenti disciplinari".

Le scuse del professore

Il giorno dopo, mercoledì, lo studente è tornato a scuola: "Sono andato dal professore e gli ho chiesto di poter vedere nuovamente il compito. Prima di ridarmi il foglio, però, ha cancellato la sua correzione e mi ha detto: "Scusami". Era freddo e distaccato, si vedeva che me lo stava dicendo controvoglia", ha sottolineato.

"Io scuso una persona se sbaglia un pronome: ci sta, è normale. Ma è diverso se davanti ad altre persone inizia ad urlare no, tu per me sei una donna. Quello non è un errore, lo sta facendo volontariamente. Allo stesso modo se si rifiuta di leggere il regolamento o se quando provo a spiegarlo mi dice che non gli interessa. Se io vado a fumare in cortile, una volta rientrato non posso dire che non mi interessa, perché mi sospendono. Perché lui può fare diversamente?"

"Provvedimenti disciplinari adesso"

Secondo il ragazzo le scuse del professore sarebbero state montate a tavolino per evitare ripercussioni sulla sua carriera: "Non si è scusato perché pensava veramente di doverlo fare, ma perché aveva paura di un richiamo scritto. Almeno così sembra che sia finita qua, almeno per lui: per me non è finita per niente – ha sottolineato a Fanpage.it – La vicepreside per ora ha detto che prenderà provvedimenti qualora dovesse succedere di nuovo, ma una volta basta e avanza: questa è una grave forma di rispetto nei miei confronti e nei confronti di tutte e tutti studenti transgender del Cavour. Io chiedo dei provvedimenti disciplinari adesso".

La paura è che possa ripetersi una situazione simile: "Adesso mi aspetto, quasi pretendo, seri provvedimenti disciplinari per questo: non si può mancare di rispetto in questo modo e poi chiedere scusa come se niente fosse. Se ogni caso passa inosservato, si ripeterà una situazione del genere – poi ha aggiunto – Gli altri e le altre docenti, invece, sono dalla mia parte, mi chiamano con il nome che ho scelto".

La Carriera Alias

Eppure, fino a martedì scorso, grazie alla carriera alias la vita a scuola andava meglio: "Da quando ho saputo che c'era la possibilità di fare domanda per ottenere la carriera alias anche nel mio liceo, ho più voglia di alzarmi la mattina per andare a scuola sinceramente, perché mi sento rispettato, accettato anche dai prof. Prima a conoscere la mia identità di genere magari erano solo gli e le studenti: ai prof evitavo di dirlo perché avevo paura potesse succedere qualcosa, dal comportamento in classe fino alla possibilità che potessero abbassarmi il voto – ha continuato a spiegare –  Si chiama disforia di genere sociale: sai che gli altri ti percepiscono in un modo, sai che non vuoi essere percepito in quel modo e non ci puoi fare niente. È abbastanza triste".

In base alla sua esperienza, non ha dubbi: ogni scuola dovrebbe avere una normativa per carriere alias: "Questo caso riguarda me, ma sicuramente sta succedendo anche in molte altre scuole e in molte ancora non esiste un regolamento di questo tipo. La carriera alias è importante, va attivata in tutte le scuole. Ho saputo che il mio caso sta avendo risonanza. Si è espresso anche il ministro dell'Istruzione: spero prenda in considerazione questa opportunità".

Il cambiamento, per lui, è partito qualche mese fa: "Ho 18 anni, ho attivato la carriera alias in estate, quando ero ancora minorenne. Poco più di un mese dopo è stata approvata: ho avuto qualche ritardo soltanto per quanto riguarda l'aggiornamento del nome sul registro. Da noi non c'è bisogno della diagnosi di disforia di genere: quando si sono riuniti lo scorso anno per redigere il regolamento sulla carriera alias hanno fatto di tutto per facilitare la richiesta. Fra i requisiti resta, però, per i e le minorenni la necessità di presentare la firma di entrambi i genitori. Se non hai i genitori che ti supportano, non puoi accedere alla carriera alias" ha spiegato. "Oggi sono più felice di andare a scuola, mi sento capito".

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