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Si candida per un lavoro al supermercato: “500 euro al mese per un full time, costretta a rifiutare”

Ha risposto ad un annuncio online per il supermercato Penny, ma quando è stata ricontattata ha dovuto rinunciare: “500 euro al mese per un lavoro a tempo pieno, senza alcuna prospettiva di crescita se non in tempi lunghissimi”. Il racconto di Aurora a Fanpage.it.
A cura di Beatrice Tominic
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"Studio e mi mantengo da sola: 500 euro al mese per 40 ore a settimana sono troppo pochi, nessuno dovrebbe lavorare in queste condizioni". A parlare è Aurora, studentessa di Scienze della Formazione di Roma Tre. Sta cercando lavoro a Roma, nella città dove vive e decide di rispondere all'annuncio di un noto supermercato su una delle tante piattaforme che aiutano nella ricerca di occupazione.

"Si trattava di uno stage per addetto vendita retribuito in uno dei supermercati Penny – ricorda a Fanpage.it, leggendo l'email che la piattaforma recapita subito dopo aver inviato la propria candidatura – Poche righe, soltanto le attività che che devono essere svolte, dal rifornimento degli scaffali alle attività di cassa, dal supporto alla clientela fino alla pulizia e l'ordine del negozio e qualche accenno al compenso".

L'annuncio di lavoro

"Cerchiamo candidati e candidate, anche senza esperienza, dotati di ottime capacità organizzative, proattività e voglia di fare spirito di squadra – si legge nell'annuncio – Per un tirocinio formativo di 6 mesi con uno stipendio fra i 500 e i 900 euro al mese".

Secondo le norme vigenti, ad esempio, è previsto un rimborso spese di 800 euro nella regione Lazio. Ma come ha spiegato Aurora a Fanpage.it, almeno nel suo caso, non sarebbe stata pagata più di 500 euro al mese.

Dopo aver risposto all'annuncio, sono passati circa un paio di giorni. "Ho trovato l'annuncio sul sito Indeed, lo uso quasi sempre nella ricerca di lavoro. E ho tentato. Dopo uno o due giorni sono stata contattata telefonicamente. Era tardi, verso le 20 e ho pensato subito che fosse strano", spiega.

La telefonata con la store manager

"Dall'altro capo del telefono c'era una donna che si è presentata come una store manager del supermercato Penny. Mi ha spiegato un po' di cosa si occupa l'azienda, come lavora. Mi ha chiesto se fossi interessata ad un lavoro. E io ovviamente ho detto di sì". Così chiede maggiori dettagli: dal ruolo che dovrà ricoprire una volta ottenuto il lavoro alle prospettive di crescita.

"Per i primi sei mesi avrei dovuto lavorare con un full time di 40 ore a settimana al netto di straordinari per una paga di circa 500 euro mensili: il rimborso spese per lo stage – precisa Aurora – Poi mi ha parlato, ma stando a come lo ha detto sembrava proprio un caso remoto, della possibilità di passare da stage ad apprendistato: avrei firmato un contratto della durata di 3 anni per uno stipendio leggermente più alto con meno ore di lavoro. In pratica, 700 euro per un part time".

Le prospettive di crescita in azienda

Insomma, dopo sei mesi a 500 euro al mese per 40 ore a settimana, il traguardo sarebbe stato ottenerne 700 per un part time. "Naturalmente l'avanzamento di carriera sarebbe avvenuto soltanto se mi avessero considerato una persona in grado di rivestire il ruolo richiesto in maniera impeccabile", continua a spiegare Aurora a Fanpage.it.

Anche dopo il triennio l'opportunità di essere assunta sembra essere ancora molto lontana. "Se ti riteniamo una persona in grado, c'è la possibilità di assumerti come commessa", ha continuato a spiegare la store manager ad Aurora.

"Ha specificato che non avrebbero tenuto conto dei tre anni e dei sei mesi di esperienza precedenti: in pratica si sarebbe comunque trattato di ripartire da zero con un nuovo contratto, da un livello meno esperto e con uno stipendio più basso. Soltanto dopo altro tempo, mesi o anni, avrei potuto aspirare ad uno stipendio 1200 euro", continua.

L'email in risposta inviata dal portale dopo la candidatura.
L'email in risposta inviata dal portale dopo la candidatura.

Il rifiuto dell'offerta di lavoro

Nessuna email, fatta eccezione di quella del portale. Nessun documento scritto. Soltanto una semplice telefonata la sera. "Non mi ha chiesto chi fossi né perché volessi lavorare, mi ha solo chiesto se fossi interessata al lavoro, dopo avermi presentato le condizioni. Ma io studio e mi mantengo da sola: neanche mi ha lasciato finire che è stata lei a chiudere la telefonata, comprendendo che non avrei mai potuto accettare il lavoro", sottolinea Aurora.

Poi ammette: "Ho già avuto delle pessime esperienze con le multinazionali, mi ricordo di orari non rispettati, straordinari non pagati. Per me è stato un trauma, una follia. Sono letteralmente scappata lasciando il mio posto in un fast food, dopo aver visto l'ultimo stipendio: non ricordo quante ore avessi lavorato, era quasi il doppio rispetto al mese prima. Ma non nel portafoglio – ricorda – Non è stata un'esperienza felice, ma sarei stata disposta lavorare nel supermercato se ne fosse valsa la pena".

Adesso Aurora sta lavorando in un ristorante a Trastevere. "Devo finire la triennale, mi pagano decentemente, riesco a mantenermi. Non tutti possono scegliere di rifiutare un posto di lavoro, ma lavorare in queste condizioni non può essere normale".

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