Sesso in carcere, ecco dove potrebbero aprire a Roma le stanze dell’affettività per i detenuti

La casa rossa di Renzo Piano nella sezione femminile di Rebibbia, container nel grande spazio perimetrale di Rebibbia nuovo complesso. Sono alcuni degli spazi delle carceri romane che potrebbero essere utilizzati come stanze per incontri intimi tra detenuti e partner. Il tema dell'affettività e della sessualità in carcere è urgente e, come spiegato da Fanpage.it dalla sessuologa e psicoterapeuta Roberta Biondi, "non si tratta di un premio o un privilegio, ma riguarda il diritto alla salute mentale delle persone". Dell'argomento ha parlato Fanpage.it dopo il caso che abbiamo raccontato della ex detenuta che durante i colloqui ha praticato sesso orale al fidanzato, detenuto nell'istituto penitenziario di Civitavecchia e assistito dall'avvocato Antonino Castorina.
Mentre al Nord Italia a poco a poco stanno nascendo degli esempi sporadici e ancora tutti in una fase iniziale, nelle carceri di Roma e del Lazio non ci sono ancora spazi dedicati all'affettività e alla sessualità dei detenuti, nonostante da due anni una sentenza della Corte Costituzionale lo permetta, per salvaguardare quello che è semplicemente un diritto della persona. Sull'argomento abbiamo intervistato Valentina Calderone, garante dei detenuti di Roma, per fare il punto sulla situazione carceraria nella Capitale e capire quali potrebbero essere gli spazi nelle carceri da dedicare all'intimità tra detenuti e partner.
In Italia cosa c'è a livello di regolamentazione? Roma e Lazio a che punto sono rispetto al panorama nazionale?
Sulla carta le regolamentazioni per realizzare spazi dedicati all'intimità tra detenuti e partner ci sono, c'è la sentenza della Corte Costituzionale numero 10 del 2024 che definisce incostituzionale l'obbligatorietà del controllo visivo nel corso dei colloqui e ciò di fatto apre alla possibilità fin da adesso, senza alcuna modifica normativa, di avere colloqui intimi con i propri partner in carcere. Ad aprile del 2025 c'è stata una nota dipartimentale, una circolare che disciplinava le modalità in cui la dimensione delle stanze dell'affettività in carcere si sarebbe dovuta realizzare. Da quanto siamo a conoscenza è stata fatta una ricognizione degli istituti d'Italia rispetto alla disponibilità delle strutture di detenzione che potevano mettere a disposizione degli spazi. Tra queste ci sono Parma, Torino che si sono attrezzate, mentre nel Lazio stiamo ancora cercando di capire quali sono le indicazioni. Come garanti alcune settimane fa abbiamo fatto una richiesta al provveditorato per conoscere quali siano le indicazioni, quali programmi sono previsti per Roma e per il Lazio, ma non abbiamo avuto alcuna risposta. Ad oggi non c'è ancora nulla di fatto nonostante le nostre sollecitazioni. Bisogna individuare gli spazi e partire.
Pensando alle carceri romane, dove potrebbero essere individuati questi spazi per l'intimità tra detenuti e partner?
A Rebibbia femminile c'è la bellissima casetta dell'affettività costruita da Renzo Piano con dentro un divano e una cucina. Una struttura in legno con delle porte a vetrate, dove potrebbero essere messe delle tende. Già usata per i colloqui tra le madri detenute e i figli e concepita per trascorrere tempo insieme ai propri cari, se ne potrebbe estendere l'uso all'accoglienza dei partner e delle partner delle persone detenute. Uomini e donne in carcere potrebbero essere accompagnati in questo spazio dal personale. A Rebibbia nuovo complesso c'è un grande spazio perimetrale dove ad esempio si potrebbe provare a utilizzare un container per creare degli spazi extra. Discorso un po' più complicato al Regina Coeli, ma non impossibile. Come garanti vorremmo ricevere dalle direzioni degli istituti penitenziari informazioni al riguardo, per capire se e come si stanno attrezzando. L'argomento della sessualità non riguarda solo i quattro istituti di Rebibbia e Regina Coeli ma anche il carcere minorile, dove si trovano detenuti fino a 25 anni.
Perché è importante e urgente disporre spazi per affettività e sessualità nelle carceri?
Favorire la messa a disposizione di questi spazi nelle carceri è fondamentale e urgente, perché la privazione della libertà di una persona che sta scontando una pena è solo la privazione della libertà, non degli altri diritti fondamentali. La detenzione è sufficiente, tutto il resto deve essere garantito. L'Italia è arrivata con ritardo a capire che le persone detenute possono e devono esercitare questo diritto, quindi ora bisogna solo muoversi e renderlo possibile ed effettivo.
Perché in Italia c'è ancora molta reticenza nel concepire la sfera sessuo-affettiva come parte integrante dei diritti delle persone detenute?
La politica, che da sempre ha avuto la possibilità d'intervenire su questo tema dal punto di vista normativo, non lo ha fatto. È stato necessario attendere una sentenza della Corte Costituzionale. Ma ciò, come per tanti altri argomenti sensibili e fondamentali per l'individuo, come eutanasia e questioni che riguardano la sfera dei diritti, in particolare quelli che hanno a che fare con il corpo delle persone. Nella maggior parte dei casi arrivano delle sentenze della Corte Costituzionale, che danno delle indicazioni al Governo d'intervenire o rendono un diritto esigibile come in questo caso. Forse questa difficoltà della politica nasconde anche un'impreparazione culturale: la politica deve prendere delle decisioni che diventano patrimonio culturale collettivo. E lo stiamo vedendo con questa sentenza, che dopo due anni dovrebbe essere auto-applicativa, ma stiamo iniziando a partire adesso e a macchia di leopardo, con una discrepanza territoriale. Tuttavia è importante cominciare da qualche parte.