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Scavi alla Casa del Jazz, perché i resti del giudice Adinolfi potrebbero essere lì: cosa lo lega alla Banda della Magliana

Una settimana di ricerche anche con cani molecolari sotto alla Casa del Jazz: l’ipotesi è che sotto all’immobile appartenuto al cassiere della Banda della Magliana possano trovarsi i resti del giudice Paolo Adinolfi. Ecco perché.
A cura di Beatrice Tominic
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A sinistra il giudice Paolo Adinolfi, a destra Enrico Nicoletti.
A sinistra il giudice Paolo Adinolfi, a destra Enrico Nicoletti.

Si alza l'apprensione alla Casa del Jazz dove dallo scorso giovedì sono in corso gli scavi sotto all'immobile per le ricerche dei resti del giudice Paolo Adinolfi, scomparso sabato 2 luglio 1994. Nelle ultime ore, dopo scavi apparentemente senza alcuna novità, è arrivata la notizia del ritrovamento della botola nascosta che rappresenterebbe la via di accesso per una galleria sotterranea segreta che, stando alle dichiarazioni di un ex inquilino dell'abitazione, collegherebbe i cunicoli sotto all'immobile addirittura con le catacombe.

Il tunnel sotterraneo sarebbe stato localizzato con i georadar e la botola rintracciata. Individuate, inoltre, anche due volte che si troverebbero sotto al terreno in un'area adiacente alla villa. Si suppone che chi indaga stia cercando il modo più sicuro, sia per l'incolumità di chi svolgerà l'intervento che per salvaguardare eventuali oggetti che potrebbero trovarsi all'interno delle gallerie.

Perché si cerca il giudice Adinolfi sotto alla Casa del Jazz: la storia della villa

Le ricerche sono scattate,anche con i cani molecolari, lo scorso giovedì, ma almeno 29 anni fa l'ex giudice Guglielmo Muntoni aveva già fatto presente la possibilità che i resti del giudice Adinolfi potessero trovarsi sotto all'attuale Casa del Jazz. L'immobile, prima di diventare il centro culturale che è adesso, era fra i beni confiscati alla criminalità romana. Secondo le indagini, in particolare, Villa Osio, come si chiamava l'abitazione in precedenza, era riconducibile al cassiere della Banda della Magliana, Enrico Nicoletti.

La villa fu costruita dall'ingegnere Cesare Pascoletti negli anni Trenta dal vecchio proprietario, l'avvocato Arturo Osio, da cui poi ha preso il nome. Per anni l'avvocato ha vissuto nell'abitazione: con lui anche i suoi dipendenti, fra cui il papà di Franco Piacentini, che nei giorni scorsi ha raggiunto la Casa del Jazz per seguire i lavori e condividere i suoi ricordi nella villa. "Ci ho vissuto per venti anni, dal 1948 al 1968, perché mio padre lavorava per lui – ha spiegato – Mi ricordo che c'era una botola che portava a una galleria sotterranea che si collegava, a sua volta, alle catacombe. Noi ci tenevamo le bottiglie di vino: stavano al fresco, per noi era una cantina".

Villa Osio nelle mani della malavita romana

Dopo i fasti dei decenni precedenti, negli anni Ottanta, invece, c'è stato il passaggio di proprietà a una famiglia malavitosa romana che ne ha alterato pesantemente i connotati architettonici e paesaggistici e ne ha snaturato i prospetti esterni. Soltanto recentemente, con l’esproprio da parte dello stato e l’assegnazione della proprietà al Comune di Roma, come spiegano dal sito della Sovrintendenza di Roma, è stato possibile compiere un articolato piano di recupero storico-architettonico dell'intero complesso a cura dell'Amministrazione comunale. La villa è stata riaperta nel 2005, come sede della Casa del Jazz.

Cosa lega il giudice Adinolfi alla Banda della Magliana

Ma come ci sarebbe arrivato il giudice Adinolfi nei sotterranei di una villa che era appartenuta a un membro della Banda della Magliana? Il giudice Paolo Adinolfi è scomparso il 2 luglio del 1994, ad appena 20 giorni dall'ingresso alla Corte d'Appello. Fino a quel momento era in servizio presso Sezione Fallimentare del Tribunale di Roma, lavorando sul crac di grossi colossi finanziari e sugli affari di figure potenti. Chi indaga ha immaginato che fin da subito la sua sparizione potesse essere legata a un caso.

Fra i casi presi in esame, anche quello della Fiscom, che ruotava attorno a figure legate ai Servizi Segreti e a personalità della malavita organizzata. Fra queste anche Enrico Nicoletti, il banchiere della Banda della Magliana e proprietario di Villa Osio che per la questione della Fiscom è stato condannato in primo grado.

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