Sanità nel Lazio, Valeriani accusa Rocca: “Cittadini non si curano più perché non hanno soldi per i privati”

"La sanità di prossimità promessa ai cittadini del Lazio, per ora, è solo un'infrastruttura di scatole vuote che sta costringendo centinaia di migliaia di persone a rinunciare al proprio diritto alla salute". Massimiliano Valeriani, consigliere del Partito Democratico alle Regione Lazio, attacca senza mezzi termini il presidente Francesco Rocca e la sua giunta.
I dati sulla sanità non sono incoraggianti. Il Lazio è la quarta peggiore regione d'Italia per rinuncia alle cure: quasi settecentomila abitanti – il 12% della popolazione – hanno detto no a visite ed esami a causa dei costi e delle lungaggini burocratiche. Secondo dati di Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, quasi la metà dei cittadini (48,8%) non riesce ad ottenere l'appuntamento richiesto e il 70% si è scontrato con liste d'attesa chiuse.
La difficoltà ad accedere ai servizi della sanità pubblica ha portato tanti, quelli che possono permetterselo, a spostarsi verso altri lidi. Il Lazio, infatti, è la regione italiana in cui si spende di più per curarsi presso strutture private: 852 euro pro-capite e 1.852 euro per famiglia all'anno.
Per questa disuguaglianza, sono state progettate 146 ‘Case di Comunità', presidi sanitari diffusi e vicini ai cittadini. Secondo l'amministrazione regionale, di queste 95 sarebbero già attive. Intervistato da Fanpage.it, Massimiliano Valeriani non ci sta: "I dati che ha sciorinato il presidente Rocca illustrano una situazione fiabesca, lontana mille miglia dalla realtà dei cittadini. Il PNRR, che rappresenta una grande occasione per il Paese, la destra lo sta gettando dalla finestra: un po’ per incapacità, un po’ per calcolo politico, soprattutto nella sanità".
Massimiliano Valeriani a Fanpage.it: "La destra sta servendo la sanità privata da tre anni"
Consigliere Valeriani, come erano state pensate le Case di Comunità e perché non si può dire che 95 siano attive?
Le case di comunità e gli ospedali di comunità sono stati concepiti per portare la sanità più vicino ai cittadini, per intervenire sul territorio prima che i pazienti debbano ricorrere alle cure ospedaliere. La misura 6 del PNRR ha stanziato ingenti risorse per realizzare queste strutture, ma nel Lazio il risultato è un fallimento.
Il DM 77 del 2022 prevede che ogni casa di comunità debba avere determinati servizi, attrezzature e personale sanitario. Nella realtà, però, solo cinque strutture su 95 rispettano i requisiti previsti e sono funzionanti a pieno regime. Rocca parla strutture "attive", ma significa solo che è stato attivato almeno uno dei tanti servizi previsti. In sostanza, si tratta di cattedrali nel deserto, che non forniscono una vera assistenza ai cittadini.
Gli ospedali, di conseguenza, restano sotto pressione: pronto soccorso in affanno, liste d’attesa esplosive, servizi territoriali assenti.
E per quanto riguarda gli ospedali di comunità?
Anche lì la situazione è analoga. Dei 42 ospedali di comunità previsti, solo due possono essere considerati realmente completati. Gli altri sono in parte attivi ma senza personale né macchinari, quindi inutilizzabili.
Rocca dice che i lavori sono completati al 90% in 32 strutture, ma il problema vero è chi le gestirà una volta finite. Oggi non c’è programmazione sul personale: mancano medici, infermieri, tecnici. E così, il rischio è che queste strutture vengano affidate alla sanità privata, come accade sempre più spesso nel Lazio.
La destra sta servendo la sanità privata da tre anni: ogni intervento, ogni investimento, è orientato in quella direzione. Ma così si tradisce lo spirito del PNRR, che nasceva per rafforzare la sanità pubblica.
Nel frattempo, nel Lazio siamo passati dal 10% al 12% di cittadini che rinunciano a curarsi, per le liste d’attesa e per l’inefficienza del sistema pubblico. È la regione con la spesa familiare più alta d’Italia in sanità privata. Chi può paga, chi non può rinuncia.
Quindi le liste d’attesa rimangono bloccate, scoraggiando i cittadini. È una conseguenza o una scelta politica?
È una scelta politica. Il favore sistematico verso il privato passa anche attraverso la gestione delle liste d’attesa.
Rocca sostiene che i tempi siano diminuiti, ma è solo un trucco statistico: si contano le prestazioni meno urgenti e di bassa intensità, che effettivamente si fanno più rapidamente. Ma per tutto ciò che è più complesso o delicato, i tempi si sono drammaticamente allungati e i cittadini stanno come “i polli di Renzo” dei Promessi Sposi.
La statistica di Rocca non rappresenta la realtà, e la realtà è che i cittadini ricevono risposte incompatibili con i loro bisogni di cura.
Guardando avanti, quali dovrebbero essere le priorità del Partito Democratico e della Regione Lazio per contrastare queste disuguaglianze?
Prima di tutto, una battaglia con il governo nazionale: servono più risorse per la sanità pubblica. Negli ultimi tre anni sono stati tagliati quasi 2 miliardi di euro al sistema sanitario del Lazio, circa 1 miliardo e 700 milioni in meno a causa del mancato adeguamento dei trasferimenti al costo della vita. Questo ha inciso pesantemente sulla qualità del servizio pubblico.
La seconda priorità è investire sul capitale umano. Rocca parla di nuove assunzioni, ma finora si è solo sostituito chi è andato in pensione. Senza nuovi medici, infermieri e tecnici, la sanità pubblica muore.
Ecco perché oggi le case di comunità e gli ospedali di comunità nel Lazio sono scatole vuote: edifici senza personale, costruiti con soldi pubblici ma incapaci di curare davvero i cittadini.