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Prof a processo per pedopornografia: a denunciarlo la moglie

Il professore romano, quarant’anni e due figli, nascondeva nel computer e in casa ingenti materiale pedopornografico. A scoprirlo e denunciarlo la moglie che era in cerca delle prove di un tradimento.
A cura di Redazione Roma
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Un insegnante di quarant'anni sarà processato per detenzione di materiale pedopornografico, grazie alla moglie che dopo aver scoperto nel suo pc quelle cartelle piene di foto e video, lo ha denunciato alle forze dell'ordine. Poi sono scattate le perquisizioni in tre diverse abitazioni nelle disponibilità dell'uomo, che hanno portato i carabinieri a rinvenire una grande quantità di materiale pornografico con protagonisti minori. Non solo: rintracciate alcune conversazioni tra lui e una sua studentessa minrenne

Aveva in casa tantissimi file con foto e video porno di minori. Dopo essere stato scoperto dalla moglie, e denunciato, un docente di 40 anni è finito a processo per detenzione di materiale pedopornografico. La mole trovata dai carabinieri in tre abitazioni era tale che hanno utilizzato «diversi scatoloni» per sequestrargliela. Oltre a questo, è stata rinvenuta la copia di alcune conversazioni intrattenute dal professor A.S. con una sua ex studentessa minorenne, fatto per il quale era stato sospeso dall’istituto scolastico in cui insegnava.

La vicenda risale ai primi mesi del 2020 quando la coniuge dell'uomo, sospettando l'ennesimo tradimento, entra nel computer in uso al marito e iniziando a cercare le prove di una relazione extraconiugale ai fini di formalizzare la separazione, trova quelle conversazioni inequivocabili con una ex studentessa e poi due pennette usb.

E proprio le memorie esterne, consegnate all'avvocato, contenevano il materiale pedopornografico. Quando il legale ne ha scoperto il contenuto ne ha informato la donna che, sconvolta, si è recata insieme all'avvocato a sporgere denuncia. La parte più difficile per la donna è stata andare avanti come se nulla fosse: i carabinieri, per poter avviare le indagini, gli hanno chiesto di non dire nulla al marito di quanto aveva scoperto, così da far scattare le perquisizioni senza che avesse modo di sbarazzarsi del materiale poi effettivamente rinvenuto.

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