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Precarietà in aumento, il tempo indeterminato è un miraggio: il report della Cgil sul lavoro nel Lazio

Nel primo semestre del 2025 il saldo occupazionale è fermo e i contratti a tempo indeterminato diminuiscono. Giovani e donne i più penalizzati. Di Cola (Cgil): “La destra parla di miracolo economico, ma i dati svelano la realtà”
A cura di Francesco Esposito
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Nel Lazio il lavoro è sempre più precario. Un generale rallentamento della crescita economica regionale è quanto emerge dal report "Osservatorio precariato", redatto dalla Cgil Roma e Lazio a partire da dati dell'Inps che si riferiscono al primo semestre del 2025. "Mentre la destra di Governo continua a raccontare il miracolo economico, i dati sull’occupazione svelano la realtà – commenta Natale Di Cola, segretario regionale del sindacato – Una stagnazione economica su cui pesano le tante crisi di settore e le ristrutturazioni aziendali in corso a Roma e nel Lazio e l’incertezza dello scenario internazionale a causa dei conflitti e dei dazi". Una situazione che potrebbe peggiorare a ottobre e dicembre, quando, sempre secondo la Cgil, saranno a rischio oltre 10mila posti di lavoro a Roma e nel Lazio

Saldo occupazionale in positivo, ma non sale più

L'occupazione aumenta e anche nel Lazio il saldo occupazionale (la differenza fra le assunzioni e le cessazioni di rapporti di lavoro) è positivo. Ma, come illustrato nel report della Cgil, la crescita che ha caratterizzato gli anni post-Covid sembra essersi fermata. Già nel primo semestre del 2024 il saldo occupazionale era diminuito rispetto allo stesso periodo del 2023. Quest'anno la differenza fra le attivazioni e le cessazioni di contratti lavorativi è rimasta pressoché immobile.

Il settore in cui l'occupazione cresce di più è quello del commercio e dei servizi alberghieri e della ristorazioni. Un dato che può essere letto insieme a quello che vede come il saldo occupazionale nella provincia di Roma rappresenti il 76,5% del totale del Lazio. La capitale e il turismo continuano ad attrarre.

Cresce il lavoro precario, diminuiscono gli indeterminati

Si conferma la difficoltà nel passare da una situazione a tempo determinato a una di lavoro stabile. Da cinque anni, ormai, il 7% dei contratti si chiude per licenziamenti di natura economica, una fetta più grande – tra il 22 e il 25% – per dimissioni, ma la stragrande maggioranza dei rapporti di lavoro, oltre il 60%, termina per fine del contratto. I tempi determinati difficilmente vengono prolungati o si trasformano in rapporti di lavoro fissi. Solo un terzo delle nuove attivazioni, infatti, è rappresentato da contratti precari che vengono stabilizzati in tempi indeterminati.

"Nei primi sei mesi del 2025, nel Lazio, la crescita è ferma ed aumenta la precarietà – commenta Di Cola – Solo il 15% dei nuovi contratti è a tempo indeterminato". Inoltre, l'indeterminato è l'unica forma contrattuale in cui si sono registrate più cessazioni che attivazioni, per un saldo negativo di -15mila contratti. Sempre meno laziali possono vantare il privilegio – che dovrebbe essere un diritto – di avere un lavoro stabile e sicuro.

Precariato, Cgil: "Giovani e donne più colpiti"

La precarietà è un fenomeno che non colpisce in modo uniforme. "Per le nuove generazioni e per le donne la situazione continua ad essere critica con maggiore precarietà e part time", sottolinea il segretario di Cgil Roma e Lazio. Per gli under 30 il contratto a tempo indeterminato è quasi un miraggio. Meno di 9 giovani su 100 ne hanno uno, contro gli 1 su 5 nella fascia fra i 30 e i 50 anni. Più diffusi in questa età sono, oltre logicamente gli apprendistati, anche i contratti a chiamata.

Le lavoratrici, invece, sono molto più esposte dei loro colleghi uomini ad assunzioni in somministrazione, cioè attivate tramite agenzie interinali. Mentre sono più basse le percentuali, fra le nuove attivazioni del 2024, di contratti a tempo indeterminato o anche a termine. Sintomo di una maggiore precarietà quotidiana, non solo di lungo periodo. In più, delle donne assunte nel biennio 2023-24 quasi una su due è con contratti part-time. Il doppio rispetto agli uomini.

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