Pietro Orlandi sulle ossa trovate al San Camillo: “Spero approfondiscano anche se non sono di Emanuela”

I resti umani trovati nel padiglione abbandonato dell'ospedale San Camillo durante i lavori di ristrutturazione non appartengono a Emanuela Orlandi. Dopo dubbi e congetture che hanno portato a pensare potesse trattarsi della quindicenne cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno 1983, come appreso da Fanpage.it, si tratta di un'ipotesi da escludere nonostante i numerosi elementi che sembravano collegarli.

Le ossa trovate lo scorso 21 luglio appartengono a un uomo. I resti umani ritrovati al San Camillo, infatti, appartengono a un adulto la cui età, almeno per il momento, resta sconosciuta. Continuano nel frattempo gli accertamenti medico legali sulle ossa affidati all'Università degli Studi della Sapienza di Roma.
Una volta appresa la notizia, non è tardato il commento a Fanpage.it di Pietro Orlandi. "Non è normale che ci siano delle ossa nascoste, spero continuino ad approfondire".

Le parole di Pietro Orlandi: "Non è normale"
"Spero comunque approfondiscano, ci sono tante persone scomparse e non è normale che ci siano delle ossa nascoste, soprattutto ossa di pochi anni fa, da tre a otto anni secondo le stime", ha dichiarato Pietro Orlandi, continuando ad attirare l'attenzione anche verso le altre persone scomparse e le loro famiglie.
"Se i resti rinvenuti fossero di una persona dichiarata scomparsa da anni si potrebbe risalire in poco tempo ai familiari – aveva spiegato a Fanpage.it non appena emersa la notizia del ritrovamento – Sono ancora troppe le famiglie alla ricerca di una persona cara scomparsa da tempo".
Gli aveva fatto eco l'avvocata Laura Sgrò che da anni assiste la famiglia Orlandi nelle ricerche: "Ogni volta che vengono trovate delle ossa si pensa che possano appartenere a Emanuela. Succede perché ci auguriamo di riuscire a ritrovarla al più presto".

Cosa sappiamo sui resti umani trovati al San Camillo
Sulle ossa ritrovate al San Camillo, per il momento, sono emerse pochissime informazioni. Secondo i primi risultati ottenuti dalle analisi affidate alla Sapienza, appartengono a un uomo adulto di cui ancora non è stata precisata l'età. I resti, ritrovati in un vano ascensore, risalgono ad un forbice di tempo compresa fra due e tre anni fa e fra i sette e otto anni fa. Un periodo ancora troppo lungo e poco impreciso. Ma le analisi e gli accertamenti medico legali non si fermano: l'obiettivo è quello di trovare un nome. E cercare di restituire una persona cara a chi la sta cercando, forse.
