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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Pietro Orlandi in commissione sulla scomparsa di Emanuela: “In Vaticano un ricatto per il potere politico”

Pietro, il fratello di Emanuela Orlandi, è tornato in commissione bicamerale d’inchiesta. “Sequestrata per un ricatto di potere: la pista giusta è quella di Londra”, ha ribadito.
A cura di Beatrice Tominic
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Emanuela Orlandi all’epoca della scomparsa e il fratello Pietro oggi
Emanuela Orlandi all’epoca della scomparsa e il fratello Pietro oggi
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Un ricatto legato alla gestione del potere in Vaticano. Questo avrebbe causato il rapimento e la conseguente scomparsa di Emanuela Orlandi, la quindicenne vaticana scomparsa il 22 giugno del 1983 da Roma, secondo il fratello Pietro, ricevuto oggi in commissione bicamerale di inchiesta.

"Sono convinto che 42 anni fa ci sia stato questo ricatto. Ma non era organizzato dalla banda della Magliana: un gruppo di criminali sarebbe durato uno o due mesi davanti a uno Stato con le spalle coperte come il Vaticano – ha spiegato nel corso dell'audizione – L'oggetto del ricatto in Vaticano deve essere stato qualcosa di più pesante, penso a un ricatto pubblico e uno sotterraneo, non credo che Emanuela sia l'oggetto vero e proprio del ricatto".

Pietro Orlandi: "Mia sorella rapita per un ricatto politico"

Pietro Orlandi è tornato a parlare davanti ai membri della commissione bicamerale di inchiesta per i casi di scomparsa della sorella Emanuela e di Mirella Gregori, la giovane sua coetanea scomparsa poco più di un mese prima, il 7 maggio del 1983.

Alla domanda della senatrice Simona Malpezzi, sull'oggetto del presunto ricatto, Pietro ha risposto: "Si tratta di un ricatto politico, non credo riguardi i soldi. Ricordate come è cominciata la mediazione per la liberazione di Alì Agca? Papa Wojtyla doveva fare tante cose e le ha rinviate, per esempio il riconoscimento dello Stato ebraico, il Vaticano stava dentro a tante situazioni in Libano, in Palestina, dalla Guerra Fredda al Medio Oriente, forse non lo sapremo mai".

Il fratello di Emanuela sulla pista di Londra: "Va approfondita"

Nel corso dell'audizione Pietro Orlandi ha ribadito l'importanza di approfondire la cosiddetta pista di Londra. "Sono convinto che ancora oggi qualcuno conosce la verità e quelle lettere – ha detto riferendosi ai cinque fogli che servirebbero ad avvalorare la pista inglese – C'è un linguaggio in codice, io sono stato messo in mezzo, usato proprio per far venire fuori questi messaggi. Sappiamo che il Vaticano ha tanti legami con Londra come dimostra in questi giorni il processo Becciu e alcuni di questi personaggi gravitano ancora a Londra".

Fra loro anche la persona che, su Telegram, si è presentato come l'ex Nar Vittorio Baioni e ha detto di essere stato carceriere di Emanuela Orlandi a Londra (sebbene l'avvocato dell'uomo abbia smentito, ndr). "Il cardinale Ugo Poletti aveva un legame ideologico con questi ambienti di estrema destra", ha aggiunto Pietro Orlandi, facendo riferimento al cardinale a cui è stata indirizzata la lettera che,secondo la grafologa Cordella, già convocata in commissione, sarebbero falsi.

"Bisognerebbe approfondire qualsiasi indizio. E in quei cinque fogli ci sarebbero diversi elementi che, secondo me, andrebbero approfonditi. Ci sono tante particolarità, nomi di persone che la maggior parte del pubblico neanche sa chi sono. Non sono tutte cose campate in aria – ha ribadito – Non credo sia stato tutto costruito e se fosse stato tutto costruito per un depistaggio andrebbe approfondito lo stesso. Nessuno può dire che il contenuto è falso: andrebbe prima visto l'originale", ha precisato ancora, prima di lasciare l'audizione.

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