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Pestata da 5 fascisti a Bracciano: “Calci e pugni in testa, mi tenevano ferma per non farmi reagire”

Parla la ragazza aggredita da cinque fascisti a Bracciano: “Erano in cinque, tra cui una donna. Mi hanno buttata a terra: i quattro ragazzi mi tenevano ferma, mentre lei mi prendeva a calci e pugni”. Convocata un’assemblea dall’Anpi.
A cura di Redazione Roma
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Immagine di repertorio
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"Erano in cinque, tra cui una donna. Mi hanno buttata a terra: i quattro ragazzi mi tenevano ferma, mentre lei mi prendeva a calci e pugni, soprattutto in faccia e in testa. Sarà durato tutto tre/quattro minuti, nessuno è intervenuto". A parlare a Fanpage.it è Giulia (nome di fantasia, ndr), la ragazza aggredita a Bracciano qualche giorno fa da un gruppo di neofascisti. Ricoverata in ospedale, è stata poi dimessa con dieci giorni di prognosi: subito dopo essere stata al pronto soccorso, è andata dai carabinieri a sporgere denuncia. Chi l'ha aggredita, non è stato ancora identificato.

Il motivo dell'aggressione è stato un manifesto di Acca Larenzia. "Lo avevo già visto molte volte nei giorni scorsi, con la croce celtica in bella vista – racconta Giulia – Mercoledì scorso sono passata lì davanti con la macchina, erano circa le 13.15, e ho deciso di staccarlo. Un gesto che mi è venuto spontaneo dato quel simbolo fascista, e che ho fatto in assoluta tranquillità: era pieno giorno e mi sentivo sicura".

Il manifesto staccato da Giulia
Il manifesto staccato da Giulia

L'aggressione in pieno giorno a Bracciano

E invece, proprio mentre stava strappando il manifesto, si è sentita dare una spinta. "Mi sono girata e ho visto questo ragazzo, che con fare minaccioso mi ha chiesto cosa stavo facendo. È cominciato un diverbio verbale acceso ma tranquillo, altrimenti me ne sarei andata. Non mi sono resa conto che invece con il cellulare stava chiamando gente per farmi aggredire".

Dopo un paio di minuti, Giulia si è sentita sollevare di peso e gettare a terra. "Erano in cinque, quattro ragazzi e una ragazza. Lei mi picchiava, soprattutto in faccia e in testa, e gli altri mi tenevano ferma, in modo che non potessi reagire. Dopo qualche minuto ho sentito che dicevano ‘annamosene che arrivano le guardie'. Lei ha preso il mio telefono da terra e me lo ha lanciato in faccia, poi sono scappati".

Le indagini

Giulia ha sporto denuncia ai carabinieri della compagnia di Bracciano, che indagano per risalire ai responsabili, mantenendo il massimo riserbo. Dai primi accertamenti in zona non risulterebbero presenti telecamere di sorveglianza che abbiano immortalato direttamente l'aggressione, ma i militari stanno cercando di capire se altre possano averne ripreso la fuga.

Il sindaco di Bracciano: "Solidarietà alla ragazza"

"L'aggressione è avvenuta in una zona non lontana dalle telecamere ma non inquadrata. Dai filmati non sembrerebbero emergere indicazioni utili per ora, ma le indagini sono in corso – ha commentato il sindaco di Bracciano Marco Crocicchi a Fanpage.it – Come amministrazione comunale ci mettiamo a disposizione delle forze dell'ordine che stanno lavorando, facciamo un appello ai responsabili a farsi avanti e a prendersi le proprie responsabilità per un gesto di violenza, che condanniamo fermamente. Chiediamo allo stesso tempo a tutte le forze democratiche e alla comunità di schierarsi apertamente contro ogni tipo violenza. Nell'attesa che gli autori dell'aggressione vengano individuati esprimiamo solidarietà alla ragazza. Rispetto alla presenza di altri manifesti di matrice nazifascista in giro per il Paese, al momento non ne sono stati trovati né rimossi altri".

Ennesima aggressione di stampo fascista

Quella avvenuta a Bracciano è l'ennesima aggressione di stampo squadrista avvenuta negli ultimi giorni in Italia. A Firenze, studenti antifascisti del liceo Michelangiolo sono stati aggrediti da sei militanti di Azione Giovani, organizzazione giovanile di Fratelli d'Italia (che non ha condannato il pestaggio). A Ostia, tre simpatizzanti di Casapound hanno preso a pugni un esponente di Sinistra civica ecologista, il 77enne Mauro Castagno, durante la presentazione di un libro sulle foibe organizzata dall'Anpi.

Di Natascia Grbic e Alessia Rabbai

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