Perché il Lazio è rimasto in zona gialla (ma gli ultimi dati preoccupano)
Il passaggio in zona arancione potrebbe essere soltanto rimandato di una settimana. Perché è vero, i numeri del Lazio, se confrontati con quelli della maggior parte delle altre regioni italiane, sono buoni e soprattutto fa ben sperare il tasso di incidenza dei contagi in provincia di Roma, molto al di sotto della media nazionale. Tuttavia due indicatori, i più importanti, mostrano segnali preoccupanti per il futuro: i contagi sono in aumento e il tasso di occupazione dei posti letto nei reparti di terapia intensiva è in crescita. D'altra parte è anche vero che nella provincia di Frosinone, quella più colpita dall'aumento dei casi, è stata già istituita la zona arancione (con alcuni comuni addirittura in zona rossa) e nel bollettino odierno la Regione Lazio ha fatto sapere che "andiamo verso nuove misure" per la Ciociaria. L'obiettivo è quello di abbassare la curva dei contagi in quelle zone e di ‘proteggere' Roma da una crescita ulteriore dei contagi.
I dati del Lazio: incidenza bassa e Rt sotto quota 1
I dati elaborati dall'Istituto Superiore di Sanità attestano l'indice Rt nel Lazio a 0.98, con intervallo compreso tra 0.95 e 1.02. Un valore vicinissimo alla soglia di guardia a quota 1, ma ancora inferiore. Come abbiamo ormai imparato, un Rt superiore a 1 corrisponde a una fase espansiva dell'epidemia. Questo valore basso (rispetto a quello di molte altre regioni) è dovuto a due fattori: sono già stati presi provvedimenti in quell'area del Lazio, la Ciociaria, dove i contagi sono particolarmente cresciuti. In secondo luogo si tratta di una rilevazione effettuata qualche giorno fa e quindi prima di questa nuova crescita dei contagi. La classificazione complessiva del rischio è ‘moderata' e ‘bassa' è la valutazione di impatto sul sistema sanitario.
Il tasso di incidenza nel Lazio (quanti casi ogni 100mila abitanti in sette giorni) è pari a 151 ma, come abbiamo visto, è più alto in provincia di Frosinone e molto più basso a Roma e provincia. Il tasso di incidenza, per fare qualche confronto, è a 228 in Campania, a 342 in Emilia Romagna e a 254 in Lombardia.
Come mostrano i dati della Fondazione Gimbe (grafico in basso) il tasso di incidenza a Roma negli ultimi 14 giorni è intorno ai 250 casi e sopra i 500 casi in provincia di Frosinone.
Crescono i ricoveri in terapia intensiva
A preoccupare il Lazio è però l'aumento dei contagi registrato negli ultimi giorni (ieri e oggi il dato è superiore ai 1500 casi giornalieri) e la crescita dei ricoveri in terapia intensiva per Covid.
Di seguito il grafico che mostra l'aumento dei nuovi casi negli ultimi giorni (a cura della Fondazione Gimbe):
Nel Lazio, come detto, si assiste anche a un aumento dei ricoveri in terapia intensiva. Il tasso di occupazione dei posti letto nei reparti per i pazienti più gravi è passato in pochi giorni dal 23 per cento al 26 per cento (la soglia critica fissata dal governo è al 30 per cento). Sette giorni fa i pazienti ricoverati erano 216 e oggi, 5 marzo, sono 248. Inoltre l'Agenas, Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, prevede un ulteriore incremento nei prossimi giorni.
Il rischio varianti nel Lazio
A causa della diffusione delle varianti del coronavirus, soprattutto quella inglese, alcuni paesi della regione sono finiti in zona rossa.
A preoccupare, però, è anche la diffusione della variante brasiliana (entrambe sono più contagiose rispetto al ceppo originale): il Lazio è infatti una delle regioni italiane in cui è più diffusa. Al momento si riscontra soltanto nel centro Italia e si sarebbe diffusa a partire dall'Umbria. A Roma una scuola è stata chiusa proprio perché un'insegnante è risultata positiva alla variante brasiliana (con link epidemiologico con l'Umbria).