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Delitto di Arce, omicidio di Serena Mollicone

Omicido Mollicone, la difesa dei Mottola: “Riaprire le indagini per trovare il vero assassino”

In una conferenza stampa convocata oggi, la difesa della famiglia Mottola ha invitato la Procura a riaprire le indagini per identificare il proprietario dell’impronta (al momento sconosciuto) trovata sul nastro che legava Serena Mollicone. “L’impronta digitale sul nastro è l’impronta dell’assassino”.
A cura di Natascia Grbic
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Riaprire le indagini sull'omicidio di Serena Mollicone, ma lasciando fuori i Mottola: questo il succo di quanto dichiarato in conferenza stampa dal pool di avvocati e criminologi della famiglia accusata di omicidio (e assolta in primo grado). "L'impronta digitale sul nastro è l'impronta dell'assassino", dichiara Carmelo Lavorino, criminologo del pool difensivo dei Mottola. "L'omicida va trovato in un ambito diverso da quello della caserma e della famiglia – aggiunge l'avvocato Francesco Germani – Così come riportato nella sentenza, vi sono gravi fondati indizi sulla partecipazione di terzi estranei".

Ieri sono state depositate le motivazioni della sentenza che ha assolto tutti gli imputati implicati nel processo per l'omicidio di Serena Mollicone. Il maresciallo Franco Mottola, all'epoca dei fatti comandante della stazione di Arce, il figlio Marco e la moglie Annamaria, tutti accusati di concorso in omicidio insieme al carabiniere Vincenzo Quatrale, accusato anche di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi. Assolto anche Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento.

"Gli elementi della sentenza sono che Tuzi non è credibile, Serena non è mai entrata in caserma, la porta che i carabinieri ritenevano essere l'arma del delitto non lo è – dichiara Lavorino – La sentenza ci ha dato ragione su tutti i punti, anche sul fatto che il maresciallo Mottola non ha fatto nessun depistaggio. Si è comportato in maniera seria, ha fornito un alibi. Le impronte trovate sul nastro che ha legato Serena sono quelle dell'assassino, nel momento in cui troviamo il proprietario troviamo l'assassino". "Ci auguriamo – aggiunge – che la Procura non presenti appello. Chiediamo che parta l'individuazione del proprietario delle impronte e si seguano altre piste, lasciando fuori i Mottola".

‘Abbiamo dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che gli investigatori hanno sbagliato, i Mottola sono innocenti, Carmine Belli è innocente – continua Lavorino – Ora dobbiamo dare la caccia al vero assassino. Abbiamo gli elementi criminalistici, biologici concreti per individuare questo soggetto. Ora dobbiamo studiare con attenzione 52 faldoni, ricominciare tutto da capo e noi ci proponiamo alla procura assieme ai nostri avvocati di collaborare per individuare l'assassino o gli assassini di Serena Mollicone, perché questo caso deve essere risolto. Non è possibile che dopo oltre 20 anni dedichiamo tempo ancora a cacciare i fantasmi".

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