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Omicidio Stefania Camboni a Fregene

Omicidio Fregene, a giudizio immediato la nuora della vittima Giada Crescenzi: “Sono innocente”

La procura di Civitavecchia, considerando evidenti le prove raccolte, ha ritenuto non necessaria l’udienza preliminare nei confronti di Giada Crescenzi accusata dell’omicidio di Stefania Camboni.
A cura di Simona Berterame
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Il pubblico ministero di Civitavecchia ha chiesto il giudizio immediato nei confronti di Giada Crescenzi accusata di aver ucciso a Fregene nella notte del 15 maggio con più di 30 coltellate Stefania Camboni, madre 58enne del suo fidanzato. Il processo inizierà il 26 febbraio davanti alla terza sezione della Corte di Assise di Roma.

Per quanto riguarda invece la posizione di Francesco Violoni, figlio della vittima e compagno di Giada Crescenzi, indagato successivamente all'arresto della compagna non ci sarebbe nessun processo all'orizzonte. A rivelarlo a Fanpage.it è il suo avvocato Massimiliano Gabrielli che spiega: "La posizione di Francesco Violoni è stata stralciata alla luce di 1700 pagine di atti di indagine dei carabinieri del nucleo operativo di Ostia. La versione fornita da Giada Crescenzi in sede di interrogatorio, senza entrare nei dettagli, la inchioda definitivamente alle sue responsabilità"

I fatti: cosa è successo nella villetta a Fregene

La coppia era andata a vivere nel villino a Fregene di Stefania Camboni a marzo, dopo che i due erano stati costretti a lasciare una casa a Fiumicino e avevano anche subito una truffa per un altro appartamento. Ma, come dimostrerebbero alcuni post su Facebook, stavano cercando un'altra casa in cui trasferirsi. Secondo la procura la Crescenzi avrebbe colpito con diverse coltellate la suocera, sorprendendola in piena notte mentre dormiva nel suo letto.

La difesa di Giada Crescenzi

Nel frattempo la donna, in carcere ormai da mesi con l’accusa di omicidio volontario aggravato da premeditazione continua a dichiararsi innocente. "Noi non abbiamo ancora il fascicolo e nemmeno i capi di imputazione per la sua assistita – sbotta al telefono la sua avvocata Anna Maria Anselmi – è così che si garantisce il diritto alla difesa? I nostri consulenti non possono fare granché perché non abbiamo ricevuto nessun atto nonostante le indagini sono state chiuse".

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