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Musicista massacrato di botte a Monti: la Cassazione ha deciso che ci sarà un terzo processo

Terzo processo sull’omicidio volontario di Alberto Bonanni, il musicista massacrato di botte a Monti a giugno 2011. A disporlo la Cassazione nei confronti dei quattro imputati.
A cura di Alessia Rabbai
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La Suprema Corte di Cassazione ha deciso che ci sarà un nuovo processo, il terzo, sulla morte di Alberto Bonanni massacrato di botte in strada nel quartiere Monti a Roma il 26 giugno del 2011, perché suonando faceva troppo rumore. Due imputati ritenuti presunti responsabili del pestaggio sono Carmine D'Alise e Massimiliano Di Perna, nei loro confronti la vicenda giudiziaria non è ancora finita ma attende sentenza definitiva tarscorsi quattordici anni dai fatti. Insieme a loro ci sono anche Brian Bottigliero e Christian Perozzi, tutti e quattro sono stati riconosciuti colpevoli nei precedenti gradi di giudizio. Finora hanno ricevuto le seguenti condanne: Di Perna nove anni e otto mesi; D'Alise, Perozzi e Bottigliero ad undici anni e otto mesi.

Massacrato di botte perché faceva troppo rumore

Secondo quanto ricostruito in fase d'indagine dagli investigatori al momento in cui si sono verificati i drammatici fatti Alberto Bonanni era con degli amici a suonare in strada in via Leonina a Monti, nel cuore del centro storico della Capitale. Di Perna lo ha aggredito per primo, poi gli altri tre imputati si sono uniti al pestaggio. Calci e pugni e colpi inferti anche con un casco, che hanno mandato il musicista in coma. Inizialmente il capo d'imputazione con il quale i quattro sono finiti a processo era tentato omicidio per D'Alise e Perozzi, condannati in primo grado a nove anni di carcere; lesioni gravissime per Bottigliero e Di Perna, condannati sempre a nove anni.

Il capo d'imputazione diventato omicidio volontario

In appello il capo d'imputazione è diventato tentato omicidio per tutti e quattro gli imputati: Perozzi e D’Alise sono stati condannati in secondo grado a nove anni, mentre Bottigliero e Di Perna a tredici anni e sei mesi. Con la morte della vittima il capo d'imputazione è cambiato ancora diventando omicidio volontario. Ciò ha portato ad un nuovo processo, con le seguenti condanne: Di Perna a nove anni e otto mesi, D'Alise, Bottigliero e Perozzi a undici anni e otto mesi. La Cassazione poi ha disposto un nuovo, terzo processo.

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