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Morto Angelo Licheri, si calò nel pozzo di Vermicino per salvare Alfredino Rampi

Si è spento nella casa di riposo San Giuseppe a Nettuno Angelo Licheri, ‘l’uomo ragno’ della tragedia di Vermicino, che quarant’anni fa si è calato nel pozzo nel tentativo, purtroppo senza esito, di salvare Alfredino Rampi. “Non sono un eroe, sono una persona che ha fatto di tutto per salvare un bambino”.
A cura di Alessia Rabbai
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Angelo Licheri è morto stanotte nella casa di riposo San Giuseppe di Nettuno. Ribattezzato come ‘l'uomo ragno', che quarant'anni fa si è calato nel pozzo artesiano nel tentativo di salvare Alfredino Rampi. Un eroe dei nostri giorni, non ci ha pensato due volte quando nel 1981 si è presentato come volontario data la sua piccola statura, che gli ha permesso di raggiungere a testa in giù il bambino, fino a toccarlo, ma senza purtroppo riuscire a riportarlo in superficie. Una vicenda che lo ha segnato per sempre. Licheri si trovava ospite nella casa di riposo della provincia di Roma da otto anni, costretto sulla sedia a rotelle e dove di tanto in tanto riceveva visite diei giornalisti interessati ad ascoltare la sua storia. Successivamente le sue condizioni di salute si sono aggravate fino a condurlo al decesso, che è sopraggiunto all'età di settantasette anni. I funerali di Angelo saranno celebrati domani, martedì 19 ottobre, a partire dalle ore 15 nella parrocchia San Apostolo di Tre Cancelli a Nettuno.

L'intervista di Fanpage.it ad Angelo Licheri

Fanpage.it, in occasione dei quarant'anni dalla morte di Alfredino Rampi, è andata a trovare Angelo Licheri, per farsi raccontare i momenti pieni di speranza, quando ha permesso che lo calassero sotto terra, nel tentativo disperato di salvare la vita al bambino di sei anni caduto nel pozzo in via Sant'Ireneo in località Selvotta, nei pressi di Frascati e il dolore che ha preso il sopravvento quando si è reso conto che per il piccolo non c'è stato più nulla da fare. Angelo nel vero senso della parola: "Non mi sento un eroe, mi sento una persona che ha fatto di tutto per aiutare un bambino" così si è definito, con la voce rotta dalle lacrime. Licheri, che al tempo in cui sono accaduti i drammatici fatti che hanno scosso l'Italia intera e tenuto milioni di persone davanti allo schermo della televisione, faceva l'autista e il facchino presso una tipografia: "Leggendo sul giornale di un bambino caduto in un pozzo, il mio unico pensiero è stato quello di andare in suo soccorso" ha detto, così si è recato sul posto. Ai soccorritori alle prese con le operazioni ha detto: "Vorrei rendermi utile". Alla richiesta dei vigili del fuoco se soffrisse di qualche patologia ha rispoto: "Non soffro di nulla, non mi dica nulla, mi lasci solo scendere".

"Ho pulito bocca ed occhi ad Alfredino"

"Appena sceso con le mani l'ho toccato, con un dito gli ho pulito la bocca, poi gli occhi. Lui rantolava. Gli promettevo cose bellissime, gli dicevo quando usciamo da qui ti compro una bicicletta, intanto lavoravo per cercare di liberargli le mani per infilargli l'imbracatura. L'ho messa partendo dalle spalle, girando sotto alle ascelle e riportandola indietro". Così è iniziato il primo tentativo di risalita, purtroppo non andato a buon fine: "Ho intimato il tirate su, ma hanno dato uno strattone e il moschettone si è sganciato. Ho provato a prenderlo sotto le ascelle, ma davano strattoni impossibili. Quando l'ho preso dai polsi hanno tirato ancora e gli ho spezzato il polso sinistro. Il bambino non si è neanche lamentato e mi sono sentito in colpa". Poi l'ultimo tentativo: "L'ho preso per l'indumento, ho sentito che cedeva. A quel punto gli ho lanciato un bacio e sono tornato su".

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