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Maxi processo alla ‘ndrangheta a Roma: 17 condannati, tra i quali il boss Antonio Carzo

Il gup ha pronunciato la sentenza nei confronti degli imputati con rito abbreviato nel maxi processo alla ‘ndrangheta romana. Condannato anche il boss Antonio Carzo. Le condanne vanno dai 10 e i 20 anni di reclusione.
A cura di Alessia Rabbai
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Duro colpo alla ‘Ndrangheta a Roma, che ha visto diciassette persone condannate, tra le quali c'è anche il boss Antonio Carzo. Il giudice dell'udienza preliminare, come riporta Il Corriere della Sera, ha pronunciato la sentenza nei confronti degli imputati, al termine del processo che si è svolto con il rito abbreviato. Le condanne vanno dai 10 e i 20 anni di reclusione. Le condanne arrivano al termine dell'inchiesta chiamata ‘Propaggine'."La prima “Locale” della ‘ndrangheta a Roma, nata nel 2015, ha operato per lungo tempo agendo esattamente in parallelo allo Stato, con propri strumenti di “risoluzione delle controversie” e con proprie “procedure esecutive”, con consistente disponibilità di armi" scrive Il Corriere, riporando parte delle motivazioni della sentenza.

Condannato anche il boss Antonio Carzo

Nel processo Antonio Carzo, 64 anni, difeso dall’avvocato Giuseppe Milicia, è accusato di ricoprire il ruolo apicale della prima cellula «locale» della ‘ndrangheta romana. La condanna del gup è arrivata anche per i suoi figli: Domenico, che ha ricevuto 16 anni e 8 mesi di reclusione e Vincenzo, per lui 15 anni e 7 mesi. Francesco Calò, difeso dagli avvocati Pietro e Gian Maria Nicotera, è stato invece condannato a 12 anni di carcere. Vincenzo Alvaro, coinvolto nell'inchiesta, verrà processato con il rito ordinario. Dalla sentenza emergono gli ambiti nei quali venivano indirizzati gli investimenti, ossia il settore ittico, della panificazione e pasticceria. A volte gli imputati avrebbero usato il cognome "Casamonica", per dimostrare la serietà delle cose che facevano.

L'operazione contro la ‘ndrangheta romana

La maxi operazione ‘Propaggine' della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ha portato all'arresto di decine di persone, che ruotavano intorno alla ‘casa madre calabrese'. Oltre quaranta i rinvii a giudizio, venti degli imputati hanno chiesto di essere processati con il rito abbreviato, che consente in caso di condanna lo sconto di un terzo della pena. Le accuse nei confronti degli arrestati sono a vario titolo di associazione mafiosa, cessione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione aggravata e detenzione illegale di arma da fuoco, fittizia intestazione di beni, truffa ai danni dello Stato aggravata dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta, riciclaggio aggravato, favoreggiamento aggravato e concorso esterno in associazione mafiosa.

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