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L’orrore della mamma costretta a partorire da sola in cella: la 23enne non doveva essere detenuta

La giovane mamma di 23 anni detenuta anche se in un avanzato stato di gravidanza e nonostante si trattasse di una gravidanza a rischio, per prima cosa non si doveva trovare in un regime di detenzione carceraria. La donna invece si è vista costretta a partorire nel carcere di Rebibbia senza neanche un medico.
A cura di Redazione Roma
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"Come istituzioni siamo tutti responsabili, perché non si può far nascere una persona in situazioni di detenzione, è una vergogna". Non usa mezzi termini con l'agenzia La Presse il garante nazionale dei detenuti Mauro Palma, sul caso della giovane donna costretta a partorire in cella nel carcere di Rebibbia a Roma. La 23enne, detenuta per un reato di lieve entità (furto), era detenuta anche se il suo posto era fuori dal carcere ma, non avendo una residenza certa vivendo in una roulotte in un campo rom, è rimasta detenuta in regime carcerario per decisione del giudice nonostante si trovasse in avanzato stato di gravidanza. I fatti risalgono allo scorso 3 settembre ma è venuta alla luce solo ieri.

Ora sul caso arrivano gli ispettori del ministero, anche perché solo pochi giorni prima del parto la giovane era stata ricoverata all'ospedale Pertini per un rischio di aborto. Di quanto avvenuto si è interessata direttamente la ministra della Giustizia Marta Cartabia, secondo quanto riferito dal quotidiano la Repubblica che oggi ricostruisce nel dettaglio la vicenda. "Ogni madre con un bambino in carcere rappresenta un disagio, e anche una pena. Tutte le misure possibili vengono gestite dai magistrati anche con una certa oculatezza, tant'è che al momento ne abbiamo solo 22 in custodia con 25 figli, ma l'obiettivo è cancellare questa cifra. Ma non abbiamo noi il governo di questo orizzonte, ce l'ha l'autorità giudiziaria", spiega Maria Rosaria Covelli, a capo dell'ispettorato.

I numeri delle madri detenete in Italia con i loro bambini

Il grave episodio potrebbe così rappresentare una svolta sulla presenza in strutture detentive di madri con minori, che si trovano ristrette in strutture dedicate chiamate Icam. Questi i numeri forniti dal ministero: "Undici detenute sono distribuite fra gli Icam di Torino (2 madri e 2 minori), Milano (2 madri e 2 minori) e Venezia (2 madri e 3 minori); due sono nella sezione nido della Casa circondariale femminile di Roma Rebibbia (dove si trovano anche due minori), mentre in ciascuna delle apposite sezioni nido di Torino, Milano Bollate e Firenze Sollicciano sono ospitate una madre con un minore al seguito. Il numero più alto di presenze si registra all'Icam di Lauro, in Irpinia, che ospita 11 madri e 13 bimbi".

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