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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Le ossa umane trovate al San Camillo non sono di Emanuela Orlandi: cosa è emerso dalle analisi

A chi appartengono le ossa trovate in un padiglione in ristrutturazione dell’ospedale San Camillo più di un mese fa: perché possiamo escludere che siano di Emanuela Orlandi.
A cura di Beatrice Tominic
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A sinistra una foto dal momento del ritrovamento al San Camillo, a destra Emanuela Orlandi.
A sinistra una foto dal momento del ritrovamento al San Camillo, a destra Emanuela Orlandi.
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Dopo aver fatto parlare di loro nello scorso mese di luglio, sono arrivati i primi risultati delle analisi sulle ossa umane ritrovate nel vano ascensore di un padiglione del San Camillo da parte di un operaio durante i lavori di ristrutturazione. Non appena rinvenuti i resti, sono scattati immediatamente gli accertamenti e c'è chi ha pensato potesse trattarsi di individui noti, scomparsi anni fa. Fra cui, come sempre accade in questi casi, anche Emanuela Orlandi, la quindicenne vaticana scomparsa a Roma il 22 giugno del 1983.

Dopo oltre un mese dal ritrovamento, invece, sono arrivati i primissimi risultati degli esami sulle ossa, affidati alla Sapienza. I resti, come appreso da Fanpage.it, sono ancora sottoposti agli accertamenti di medicina legale, ma c'è un dato che sembra poter eliminare definitivamente ogni riferimento a Emanuela Orlandi. 

Carabinieri e nucleo della scientifica sul luogo del ritrovamento.
Carabinieri e nucleo della scientifica sul luogo del ritrovamento.

A chi appartengono le ossa umane ritrovate al San Camillo

Come appreso da Fanpage.it, resta ancora il giallo sulle ossa umane ritrovate durante dei lavori di ristrutturazione in un padiglione dell'ospedale San Camillo da un operaio. I resti umani hanno subito destato sospetti da parte dell'opinione pubblica che ha iniziato a immaginare a chi potessero appartenere.

Secondo i primi risultati, riscontrati nei giorni immediatamente successivi, i resti risalgono a una forbice di tempo compresa fra due e tre anni fa e fra i sette e otto anni fa. Già questo aveva portato a pensare che le ossa potessero non appartenere a Emanuela Orlandi. Ora, però, sembra che si tratti di un dato certo, uno dei pochi. Non si conosce l'età esatta, ma i resti umani ritrovati al San Camillo appartengono sicuramente a un uomo adulto.

Per questa ragione, sia per l'età che per il sesso biologico del corpo, è possibile adesso eliminare il nome di Emanuela Orlandi fra le ipotesi. Ed è anche per questo che, a oltre un mese dal ritrovamento dalle ossa, non è stata avanzata alcuna richiesta di analisi sul Dna della cittadina vaticana.

Pietro Orlandi.
Pietro Orlandi.

Perché si è pensato a Emanuela Orlandi: le parole di Pietro Orlandi e l'avvocata Sgrò a Fanpage.it

"Ogni volta che si trovano ossa a Roma pensano che si tratti di mia sorella", ha fatto sapere a Fanpage.it Pietro Orlandi a qualche ora dal ritrovamento delle ossa. "Succede perché tutti e tutte vorrebbero vederla tornare a casa, prima o poi", ha aggiunto l'avvocata che assiste la famiglia Orlandi, Laura Sgrò. "Stavolta, effettivamente, gli indizi fanno pensare a lei", ha poi aggiunto Pietro.

Gli indizi a cui ha fatto riferimento Pietro rientrano nel presunto legame con la Banda della Magliana e con le dichiarazioni di Sabrina Minardi in Procura nel 2008. In quell'occasione la donna, ex compagna del boss Enrico De Pedis, detto Renatino, ha raccontato che, una volta rapita Emanuela Orlandi, il gruppo criminale avrebbe portato la ragazzina prima a Torvajanica. Poi al civico 13 di via Alessandro Pignatelli, a Monteverde. L'appartamento non era grande. Enormi, invece, erano i sotterranei ai quali si accedeva da quell'abitazione che arrivavano fino all'ospedale San Camillo. Dove, appunto, sono stati ritrovati i resti.

"Inoltre, secondo quanto dichiarato da alcune persone vicine alla Banda della Magliana nei sotterranei del San Camillo si trovavano dei covi in cui tenevano le armi", ha continuato Pietro, consapevole del fatto che, su rifugi di questo genere, a Roma, le storie si muovono fra realtà e leggenda. Nonostante queste coincidenze, però, possiamo escludere che i resti appartengono a Emanuela Orlandi. Alla sua famiglia non resta, ancora una volta, che continuare a cercarla.

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