Le fanno la trasfusione con il sangue di un’altra e muore: famiglia risarcita di oltre un milione di euro

Oltre un milione di euro è il risarcimento che la Asl Roma 5 dovrà pagare ai figli e a due nipoti di una paziente settantasettenne vittima di un danno medico all'ospedale Parodi Delfino di Colleferro. È la sentenza passata in giudicato della Corte d'Appello di Roma nei confronti dell'azienda sanitaria, che ha confermato la decisione del Tribunale di Velletri. Il giudice aveva già condannato la Asl a risarcire gli eredi della donna nel 2020. La Asl Roma 5, allora Asl Roma G, dovrà pagare anche oltre 100mila euro d'interessi legali.
Trasfusione con il sangue di un'altra paziente
I fatti risalgono al 2011, quando la settantasettenne era ricoverata all'ospedale di Colleferro, dov'è rimasta per ventotto giorni. L'azienda sanitaria è stata riconosciuta colpevole di un errore medico, in quanto la paziente ha ricevuto la trasfusione con una sacca di sangue destinata in realtà a un'altra paziente, che si trovava nel letto vicino al suo. La paziente è stata poi trasferita al Policlinico Umberto I di Roma dov'è morta per complicanze di una neuropatia autimmune dopo trenta giorni di ricovero.
Sul caso il Ministero della Salute e alla Regione Lazio hanno avviato un'inchiesta chiusa sul nascere, perché nella cartella clinica della donna non c'era traccia della trasfusione. Solo durante la causa il sanitario che ha sbagliato paziente ha dichiarato l'errore. L'incidente trasfusionale è emerso a seguito dell'accesso agli atti da parte del l'avvocato della famiglia della paziente Renato Mattarelli: se ne è occupato un infermiere nonostante la terapia sia praticabile solo dal medico o alla presenza di un medico.
"Gravi errori, ritardi diagnostici e omissioni"
Il Tribunale di Velletri e la Corte d'Appello di Roma, davanti alla quale l'Asl Roma 5 ha impugnato la Sentenza di condanna del primo grado, hanno accolto e confermato la domanda dell'avvocato Renato Mattarelli: "La causa della morte o l'aggravamento delle condizioni di salute della paziente, era imputabile ai sanitari dell'ospedale di Colleferro per il grave ritardo diagnostico della neuropatia e per un errore trasfusionale, che provocava alla paziente un grave shock, la distruzione del sistema immunitario con il conseguente aggravamento della patologia neurologica fino all'exitus" spiega l'avvocato Mattarelli.
"Ciononostante i sanitari di Colleferro non si adoperavano con una adeguata terapia di contenimento dell'errore trasfusionale; non annotavano in cartella clinica la trasfusione di sangue incompatibile a futura memoria delle successive cure alla paziente; non informavano i medici del Policlinico Umberto I dell'errore trasfusionale, inducendoli in un ulteriore ritardo diagnostico e terapeutico che azzerava tutte le chanches di sopravvivenza della paziente. Inoltre, in via esemplificativa e non esaustiva, ai sanitari di Colleferro andava imputata la dolosa omissione e manipolazione della cartella clinica; la mancata informazione e l'acquisizione di un valido consenso; il doloso trasferimento della paziente, mascherato da una richiesta di esame specialistico".