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La storia di Chiara, che soffriva di Dca: “Guarita dall’anoressia, adesso aiuto le altre ragazze”

Fanpage.it racconta la storia di Chiara Toso, trentotto anni, che ha sofferto di disturbi del comportamento alimentare ed è guarita. Oggi è una volontaria della Fondazione Fiocchetto Lilla.
A cura di Alessia Rabbai
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Il 15 marzo si celebra la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, per la lotta contro i Dca, i disturbi del comportamento alimentare. Fanpage.it racconta la storia di Chiara Toso, trentotto anni, vegana, Wedding Planner & Event Designer, che è guarita dall'anoressia. Volontaria per la Fondazione, si è occupata di divulgazione nelle scuole e di supporto alle famiglie, per raccontare la sua esperienza, come ha vissuto e affrontato il Dca e il suo percorso di guarigione, che l'ha portata ad essere una nuova Chiara. "Bisognerebbe porre più attenzione alla salute mentale. Sono guarita grazie ad un'équipe di professionisti, è stato un lavoro lungo e duro e ce l'ho fatta".

"Una dieta drastica mi ha fatto perdere molto peso"

"Una dieta sbagliata è stato un fattore che sicuramente ha influito, ma non la causa scatenante del Dca, perché avevo dei traumi del passato e problemi di salute mentale. Era il 2016 e avevo trentuno anni. Ero vegetariana e volevo diventare vegana, sostituendo nella mia alimentazione oltre che a carne e pesce anche i derivati animali. Solitamente quando si vuole passare ad un'alimentazione vegetale ci si rivolge ad un medico o un nutrizionista, per reimparare a mangiare, bilanciando i nutrienti. Non è difficile, ma all'inizio bisogna sapere alcune cose.

Il primo nutrizionista al quale mi sono rivolta mi ha stilato un piano alimentare, che in realtà era una dieta ipocalorica terrificante volta al dimagrimento, in cui mi faceva fare la fame con grammature e un apporto calorico bassissimi. Purtroppo la verità era che non aveva conoscenza dell'alimentazione vegetale, non era aggiornato e questa è una cosa molto grave in un professionista. Così il mio passaggio ad un'alimentazione vegetale si è trasformato in una dieta vera e propria, che mi ha portato in breve tempo a perdere molto peso".

"All'inizio nessuno si era accorto che soffrivo di un Dca"

Chiara ha iniziato a soffrire di Dca nello stesso periodo in cui ha deciso di passare ad un'alimentazione totalmente vegetale: "Già da qui le persone intorno a me che mi vedevano dimagrire pensavano che mi ero ammalata, perché ero diventata vegana. Ciò che mi è mancato è un supporto medico adeguato, perché chi avrebbe dovuto darmelo insiegnandomi come fare mi ha messo a dieta. Però il peso l'ho perso e inevitabilmente ho iniziato a vedere il mio corpo in modo diverso, la mia salute mentale è totalmente crollata. Ho iniziato a fare varie analisi perché non stavo bene: era subentrata l'anoressia. All'inizio i medici non riuscivano a capire cosa avessi, ne ho incontrati tanti, nessuno che mi abbia consigliato di vedere un terapeuta, nessuno che si fosse accorto che dietro al mio problema si nascondeva un Dca".

"Sono guarita dal Dca e aiuto le altre ragazze"

"Sono entrata in un ospedale romano, dove sono rimasta in cura per circa due anni. Ho incontrato un medico, che mi ha detto chiaramente che l'alimentazione vegetale non c'entrava nulla col mio peso, ma che soffrivo di Dca. Sono guarita dal Dca da vegana, la mia esperienza mi ha insegnato che è opportuno rivolgersi sempre a medici o nutrizionisti specializzati in alimentazione vegetale, a conoscenza delle più aggiornate evidenze scientifiche, e che possano fornire alle persone gli strumenti necessari alle loro esigenze".

"Fortunata ad accedere alle cure in pochi mesi"

"Mi ritengo fortunata, perché sono riuscita ad accedere in pochi mesi, che comunque è tanto rispetto ad altre situazioni più grave della mia, delle quali fanno parte anche bambini – continua Chiara – Ciò che dico sempre ai genitori è che per guarire da questa malattia c'è bisogno di un équipe medica con più specialisti, che intervengano su più fronti. Fondamentale è insegnare ai propri figli a trattarsi con gentilezza, a come parlare del proprio corpo e di quello dei coetanei, con rispetto e senza esprimere giudizi e fare giusta informazione anche nelle scuole.

Un altro tema centrale riguarda l'attenzione ai Dca in chiave maschile. Il consiglio per chi si rapporta con persone con Dca è non commentare dicendo sei ingrassato, oppure sei dimagrito, ma semplicemente chiedere come stai? Sei sereno? Come vanno le tue giornate? Senza fermarsi a commentare il corpo. Il Dca è un enorme dolore che abbiamo dentro, che ci fa sentire tanto soli e ci dà come l'impressione che non possa capirci nessuno. A chi soffre di Dca mi sento di dire che non siamo soli, di non vergnarsi a chiedere aiuto, perché è indispensabile per sconfiggere la malattia".

Le criticità che affronta chi soffre di Dca per curarsi

"Il problema vero e proprio per chi soffre di Dca oltre al chiedere aiuto è nel trovarlo, le liste d'attesa del sistema sanitario nazionale sono lunghissime – commenta Mariella Falsini, presidente di Fiocchetto Lilla e tra le fondatrici della Fondazione – Accedere alle cure è sempre più difficile, le strutture, i medici e la rete assistenziale non ci sono. Per avere una buona prognosi occorre ricevere una tempestiva e precoce presa in carico. I livelli essenziali d'assistenza sono aumentati, come prestazioni sui Dca con il decreto Mille Deroghe, ciò fa sì che siano inserite più attività e prestazioni. Il problema è che per avere il codice esenzione 05 devono essere fatte le diagnosi, possibili solo in un centro pubblico. Da una parte si propone ma dall'altra non si ricevono gli strumenti per seguire le indicazioni. Sono anni che chiediamo interventi concreti, da destinare a tutte quelle persone che ne hanno bisogno, a prescindere all'età. Sicuramente i Dca sono costosi per il sistema sanitario nazionale, perché si parla di degenze molto lunghe e che vanno dai 130 (poche!) ai 300 (molte) euro al giorno, ma il supporto di queste strutture è fondamentale per guarire, così com'è importante avere professionisti formati".

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