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La sfida per salvare la Centrale del Latte di Roma, un marchio amato da tutti i romani

Il Campidoglio sta cercando di rilanciare la Centrale del Latte di Roma. Il presidente dello stabilimento: “È incredibile l’attaccamento dei romani nei confronti della Centrale, un rapporto forte, di attaccamento viscerale, soprattutto nelle generazioni più anziane, che hanno un vero e proprio legame affettivo”.
A cura di Enrico Tata
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Tra i romani e la Centrale del Latte c'è un rapporto di attaccamento quasi viscerale. Un marchio che è rimasto nel cuore dei cittadini della Capitale. Lo ha ricordato il presidente dell'azienda, Fabio Massimo Pallottini, che oggi è intervenuto in una seduta della Commissione Commercio di Roma, presieduta da Andrea Alemanni, Partito democratico: "È incredibile l'attaccamento dei romani nei confronti della Centrale, un rapporto forte, di attaccamento viscerale, soprattutto nelle generazioni più anziane, che hanno un vero e proprio legame affettivo", ha sottolineato Pallottini.

L'uscita di scena di Parmalat

Eppure la sfida per rilanciare e salvare la Centrale è ancora tutt'altro che vinta. In seguito a una sentenza della Corte dell'Appello, Parmalat, che fa parte della multinazionale francese Lactalis, ha riconsegnato in estate la sua quota di maggioranza dello stabilimento romano (il 75 per cento) a Roma Capitale. Di fatto, adesso il Campidoglio è proprietario dell'azienda, in attesa del pronunciamento definitivo della Corte di Cassazione.

Il problema è legato alla repentina uscita di scena di Parmalat, che ha di fatto portato via una fetta di mercato alla Centrale, oltre ai suoi canali distribuitivi. Negli anni di controllo Parmalat lo stabilimento romano è stato dedicato quasi esclusivamente, per scelte della multinazionale, al latte fresco e freschissimo. Tutta la parte degli yogurt e degli altri derivati, come formaggi e burro, non riguardava lo stabilimento romano.

Il piano per salvare la Centrale del Latte

Quella che sta affrontando la Centrale del Latte di Roma è quindi una fase di passaggio, con i nuovi dirigenti che si sono insediati soltanto da quattro mesi. Ha spiegato il presidente Pallottini: "Abbiamo trovato un'azienda sana dal punto di vista finanziario, ma non più abituata a camminare con le proprie gambe. La centrale è stata utilizzata da Parmalat come importante stabilimento produttivo e utilizzata alla produzione del latte fresco e freschissimo. Dedicata per scelte di strategia generale del gruppo a presidiare questo punto di forza storico, ma occorre sottolineare che si tratta di un settore che negli ultimi anni è diminuito e diminuisce di anno in anno".

Al latte fresco si preferisce sempre di più il latte a lunga scadenza e il latte Uht. Nella Centrale del Latte, ha sottolineato Pallottini, veniva prodotto latte fresco a marchio Centrale, ma venivano anche realizzati prodotti a marchio Parmalat, come Zymil, il latte ad alta digeribilità, prodotto nel Lazio esclusivamente nello stabilimento di Roma, per ben 30 milioni di litri, un terzo della produzione complessiva della Centrale.

Il 31 dicembre scorso è terminata la fase di transizione, che prevedeva di continuare a produrre a Roma anche prodotti a marchio Parmalat. E così dei 30 milioni di litri di latte impiegati per produrre Zymil, adesso ne verranno acquistati e lavorati, per altri prodotti, soltanto 10 milioni.

Il prezzo: il latte della Centrale costa di più

In più, ha spiegato ancora Pallottini, c'è la questione del prezzo: il latte della Centrale costa sensibilmente di più rispetto ad altri prodotti. "Dobbiamo valorizzare la qualità per convincere i romani a spendere qualche centesimo in più", ha spiegato il presidente, che ha anche ricordato che in futuro sarà necessario diversificare la produzione, puntando anche su altri prodotti e non soltanto sul latte fresco. In più ha auspicato un coinvolgimento maggiore della Centrale nelle forniture pubbliche (per esempio le mense scolastiche).

In un comunicato diffuso nel pomeriggio di oggi, la Centrale fa sapere: "Stiamo vivendo una fase di importante cambiamento che include l'avvio di un nuovo percorso industriale di lungo periodo. La nuova proprietà ha lavorato fin da subito per contenere le conseguenze drastiche dell'uscita di Parmalat. Lo ha fatto attraverso l'avvio di un piano operativo straordinario – aggiunge – che ha previsto per il 2024 il riassorbimento da parte della Centrale del Latte di Roma di un terzo del latte che prima veniva lavorato per conto della Parmalat. Un primo risultato concreto a cui seguirà, entro la primavera, la presentazione del Piano Industriale".

Insomma, il Campidoglio sta cercando in tutti i modi di rilanciare questo marchio storico. Ma l'amore, l'attaccamento dei romani alla loro Centrale riuscirà a salvare lo stabilmento?

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