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L’8 marzo a Roma è sciopero trasfemminista globale: “Ci fermiamo contro la violenza patriarcale”

Il corteo organizzato da Non Una di Meno per la giornata dell’8 marzo partirà alle 10 da Circo Massimo. “Se ci fermiamo noi si ferma il mondo”.
A cura di Natascia Grbic
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Migliaia di persone sono attese a Roma l'8 marzo, giornata che da anni segna le 24 ore di sciopero trasfemminista globale. Le lavoratrici di numerosi settori incroceranno le braccia, interrompendo il ciclo produttivo e riproduttivo per tutta la giornata.

"Dopo l’enorme manifestazione del 25 novembre, con più di mezzo milione di persone in piazza, l’8 marzo scioperiamo contro la violenza patriarcale in tutte le sue forme", spiegano le attiviste di Non Una di Meno in una nota. "Scioperare l’8 marzo significa trasformare la potenza del 25 novembre in blocco della produzione e della riproduzione, attraversando i luoghi dove la violenza patriarcale si esercita ogni giorno: nelle case e sui posti di lavoro, nelle scuole e nelle università, nei supermercati e nei luoghi di consumo, nelle strade e nelle piazze, in ogni ambito della società. Perché se ci fermiamo noi si ferma il mondo".

Alle 10 del mattino di venerdì 8 marzo è prevista una manifestazione che partirà alle 10 da Circo Massimo e arriverà alle 14 a largo Bernardino da Feltre a Trastevere. Alle 18, invece, ci sarà un presidio a Largo Argentina, sede del Teatro di Roma, per denunciare "una gestione clientelare, corrotta, senza una visione dello spazio pubblico, immobile di fronte a una quotidianità fatta di molestie, mobbing, precarietà contrattuale ed esistenziale, condizioni lavorative sfavorevoli". Le molestie e il mobbing, cui sono state vittime soprattutto le lavoratrici, sono state al centro di una recente inchiesta di Fanpage, che ha denunciato le condizioni di lavoro e gli abusi cui molte di loro erano sottoposte.

"Insieme siamo più forti, non è solo uno slogan. Vogliamo interrompere il lavoro nelle nostre case, nelle fabbriche, negli ospedali, nei magazzini, nell’università e nelle scuole, negli uffici e nelle mense, senza distinzioni di categoria. Vogliamo estendere lo sciopero oltre i confini del lavoro salariato, costruendo pratiche collettive di astensione dal lavoro per le tante forme di lavoro precario, autonomo, nero, informale, non riconosciuto. Vogliamo boicottare le infrastrutture civili che promuovono il genocidio in Palestina e l’invio di armi.

Quanto valgono le nostre vite? Quanto valgono le vite di tutte quelle soggettività che non rientrano nel progetto “Dio, Patria e Famiglia” di questo Governo? Quanto vale il nostro tempo e il lavoro che in quel tempo siamo in grado di svolgere? Poco. Quasi niente per coloro che ci sfruttano e ci opprimono. Tantissimo per noi che vogliamo tornare a urlare: se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo".

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