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Intasavano gli scarichi dei clienti invece di liberarli, banda dello spurgo condannata a 23 anni

Otto condanne per la cosiddetta ‘banda dello spurgo’, che intasava gli scarichi dei clienti anziché liberarli. 23 anni complessivi con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa all’estorsione.
A cura di Francesco Esposito
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Michael Paludi, capo della ’banda dello spurgo’
Michael Paludi, capo della ’banda dello spurgo’

Arrivano le condanne in primo grado con rito abbreviato per la ‘banda dello spurgo', alter ego della ditta ‘Spurgo Fogne Roma e Provincia' che invece di liberare le fognature dei clienti le intasavano per essere richiamati ancora e per estorcere denaro. Ventitré anni di reclusione la pena complessiva per gli otto imputati con accuse dall'associazione a delinquere finalizzata alla truffa all’estorsione. La condanna più alta, sette anni, per Michael Paludi, 34 anni, titolare della ditta il cui mantra era: "Il trucco è non risolvere mai il problema, il segreto è non stappare mai. Attappategli tutto e andatevene".

Fra le altre condanne, cinque anni per Maurizio Ianni e pene superiori ai due anni per gli altri. È stata condannata a un anno anche la compagna di Paludi, Ludovica Avanzini. Tutti gli imputati sono stati arrestati nel novembre 2024 dalla polizia. Le indagini sono scattate a seguito di una trentina di querele da parte di proprietari di case, ristoranti, palestre e persino da parte di un convento, arrivate nel 2022.

Il metodo della ‘banda dello spurgo'

Paludi aveva allestito un sistema complesso. Con l'offerta di spurghi a partire da 99 euro attirava ignari tramite annunci su Google. Appena arrivati sul posto, gli operai chiedevano un anticipo di 500 euro, e a fine lavoro il conto era di migliaia di euro. Tanti soldi che non servivano a risolvere il problema, anzi. Dopo il lavoro la vittima si trovava casa invasa da rifiuti e liquami e, convinta dagli operai di Paludi che altrimenti non avrebbe risolto la situazione, era costretta a richiamarli. Questa truffa avrebbe garantito a Paludi guadagni di circa un milione di euro l'anno. Di questi ne spendeva circa 35mila euro al mese per comparire fra i primi risultati delle ricerche su Google. Ma poteva permettersi di comprare anche finte recensioni che descrivevano la ditta come seria ed efficiente.

"Andiamo in giro a levare i soldi alla gente"

Le intercettazioni raccolte durante le indagini non lasciano molti dubbi. "Devi inserire il canal jet senza riuscire a stappare, in modo che esca liquame, portare la gente a voler risolvere perché è indotta a credere che ci sia un problema serio", così il titolare istruiva i suoi dipendenti e poi li fomentava con frasi del tipo: "Se continuiamo così fra due mesi andiamo in giro coi camion da centomila, andiamo in giro a levare i soldi alla gente eh!"

Dopo la truffa arrivavano anche le minacce. "O paghi o vengo lì e ti faccio capire come funziona la vita", diceva Paludi al proprietario di un centro sportivo. E ancora: "Vi spacco tutto e vi do fuoco al locale se non pagate". Si attendono le motivazioni della sentenza, mentre i legali della difesa hanno già fatto sapere che faranno ricorso in Appello.

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