Infermiera no vax sospesa a ottobre, il giudice ordina alla Asl Roma 6 di riammetterla al lavoro

Era stata sospesa dalla Asl a ottobre perché si era rifiutata di vaccinarsi contro il coronavirus: adesso la Asl Roma 6 dovrà riammetterla al lavoro. A deciderlo è stato il giudice del lavoro di Velletri, che ha ordinato alla Asl "l'immediata ricollocazione della ricorrente presso la centrale Sats di Marino, (centro in Provincia di Roma) e l'erogazione dello stipendio". Nel documento emesso dal tribunale, il giudice fa riferimento alla "rilevanza costituzionale dei diritti compromessi (dignità personale, dignità professionale, ruolo alimentare dello stipendio)", e spiega che la "sospensione dal lavoro può costituire solo l'extrema ratio e evento eccezionale in una azienda medio grande".
A commentare la riammissione al lavoro dell'infermiera no vax il suo legale, David Torriero. "Il tribunale con questa ordinanza riafferma con chiarezza il diritto al lavoro a fronte di una sospensione che non può fare riferimento al diritto alla salute se sono state proprio le decisioni del Governo a stabilire che lo stesso è garantito attraverso il ricorso ai tamponi ogni 48 ore".
La sentenza è arrivata proprio nei giorni in cui autorità politiche e sanitarie stanno discutendo dell'obbligo vaccinale da approvare anche per altre categorie di lavoratori, non solo per i sanitari. Non solo: la stretta anti-covid potrebbe prevedere anche l'obbligo di terza dose per medici, infermieri, psicologi e per gli ospiti e il personale delle Rsa, categorie per le quali l'obbligo vaccinale è stato già introdotto per il primo ciclo. Al momento la dose booster, infatti, non è ancora diventata obbligatoria.