Il viaggio dalla Svizzera, le martellate alla nonna e la fuga in treno: i passi di Vitali prima della furia omicida

“Mi perseguitavano, dicevano che sono un nullafacente. Mi umiliavano, non ce l’ho più fatta”. Questo Lorenzo Vitali ha detto agli inquirenti, provando a dare una giustificazione del folle gesto che l’ha portato, la mattina del 6 dicembre, a uccidere in modo brutale la nonna 80enne, Gabriella Armari, e a ferire gravemente il compagno della madre. Vitali, 30 anni, una famiglia in Svizzera, è stato portato nel carcere di Rebibbia con l’accusa di omicidio volontario. Da capire se abbia problemi di natura psicologica: agli inquirenti è apparso non particolarmente lucido, ma almeno per il momento non risulta che fosse in cura per disturbi mentali.
L’avvocato di Vitali, Massimo Rao Camemi, ha dichiarato che sono da valutare le condizioni psicologiche del suo assistito. Molto probabilmente il legale chiederà una perizia per valutare la capacità d’intendere e di volere. Sconvolta la famiglia del ragazzo: la madre, infermiera all'ospedale Grassi di Ostia, non si capacita di un gesto del genere. Sembra che i familiari abbiano riferito di una condizione mentale non proprio serena del ragazzo, ma non hanno riferito di patologie tali da richiedere l'intervento di un professionista. Quello che è certo però, è che Lorenzo Vitali è partito dalla Svizzera per tornare ad Acilia: ha preso un albergo non lontano da casa, e la mattina del 6 gennaio si è presentato a casa della nonna, cominciando a urlare e prendendola a martellate. Per lei non c'è stato nulla da fare, è morta a causa dei tantissimi colpi che il nipote le ha inferto. Si è salvato invece il compagno della madre, che si trovava ancora a letto. Colpito in testa, ha quasi perso l'orecchio e un occhio, ma non è in pericolo di vita.
Dopo aver ucciso la nonna, Vitali è fuggito. Ha preso un treno fino a San Paolo, ed è stato poi arrestato dagli agenti della Polizia di Stato, che lo hanno portato prima in questura e poi in carcere. Il 30enne non ha opposto resistenza, e ha indicato il luogo dove aveva gettato l'arma del delitto, in un campo poco distante da casa.