Il boss albanese Elvis Demce al 41 bis, da adesso sarà sottoposto al carcere duro

Elvis Demce, una delle figure di spicco del narcotraffico di Roma e dintorni, sarà sottoposto al carcere duro. Si tratta del primo caso in cui un boss di un'organizzazione criminale italo-albanese viene condannato al 41bis. Demce, che secondo le ricostruzioni della Direzione distrettuale antimafia era molto vicino all'ex capo ultras della Lazio Fabrizio ‘Diabolik' Piscitelli, si trova in carcere per scontare una condanna definitiva a 15 anni e 4 mesi per traffico di droga. Su di lui pende anche un'altra condanna, non definitiva, a 18 anni e mezzo per aver ordinato il tentato omicidio di Alessio Marzani, spacciatore ferito da quattro colpi di pistola il 22 ottobre 2020.
Sequestri ed estorsioni ordinati da dentro il carcere
Ma anche da dietro le sbarre Demce avrebbe continuato ad orchestrare azioni criminali. Nel luglio scorso gli è, infatti, stata notificata un ulteriore misura di custodia cautelare per due sequestri di persona a scopo di estorsione (con ipotesi di metodo mafioso) commessi rispettivamente il 2 e il 19 giugno 2025. Nel secondo caso, Demce avrebbe incaricato due sicari di minacciare e ferire un commerciante d'auto pontino per ottenere informazioni inerenti a un'organizzazione criminale antagonista nel contesto del narcotraffico.
Demce e il legame con Diabolik
Demce, la cui rete era radicata in maniera particolare nell'area dei Castelli e sul litorale pontino, già dai primi anni Duemila sarebbe stato un membro importante dell'organizzazione di Fabrizio Piscitelli detto ‘Diabolik', ucciso in un agguato al Parco degli Acquedotti il 7 agosto del 2019. Con il tempo e con l'aggressività dimostrata Demce è riuscito conquistarsi uno spazio sempre più significativo nel panorama criminale romano.
I legali della difesa: "Mai una condanna per associazione mafiosa"
Gli avvocati difensori del narcotrafficante, Massimiliano Capuzi e Marco Franco, hanno presentato un'istanza al Ministero della Giustizia per chiedere la sospensione del provvedimento di 41bis. Mentre hanno annunciato che nei prossimi giorni faranno reclamo al tribunale di Sorveglianza.
"Riteniamo che non sussistano le condizioni per il carcere duro – ha detto Capuzi all'agenzia Adnkronos -. Il nostro assistito non ha mai avuto una condanna per associazione mafiosa né per agevolazione. Il provvedimento è ingiustificato. Nell'ultimo quinquennio Demce è stato trasferito in istituti non dotati di strutture per la tutela della sanità mentale, ad eccezione dell'ultimo, quello di Secondigliano, che è dotato di Atsm, articolazioni per la tutela della salute mentale – aggiunge il legale -. Condizioni di salute che così come acclarate da tutte le strutture presso i carceri dove è stato detenuto e da una perizia disposta dalla Corte d'Appello di Roma, non sono state valutate in concreto nel provvedimento di 41 bis".