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Gli attivisti della zuppa su Van Gogh: “Indignatevi per i milioni di morti dei cambiamenti climatici”

“Perché vi scandalizzate per la zuppa su un vetro e non per le vittime del cambiamento climatico?”. È quello che hanno chiesto gli attivisti di Ultima Generazione intervistati da Fanpage.it dopo il lancio della zuppa sul quadro di Van Gogh a Roma.
A cura di Beatrice Tominic
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Quattro attivisti di Ultima Generazione questa mattina hanno lanciato della zuppa di piselli su un quadro di Van Gogh, esposto alla mostra ospitata a Palazzo Bonaparte. Si tratta di un'altra protesta per risvegliare le coscienze dei cittadini.

"Apparentemente questa azione sembra sconnessa al cambiamento climatico – ha dichiarato a Fanpage.it Michele di Ultima Generazione –  Ma così vogliamo chiedere: "Ti scandalizzi per una teca di vetro che è stata sporcata in un momento della tua tranquillità e non ti scandalizzi per 600 persone nigeriane che sono morte in un'alluvione questa estate e più di un milione di nigeriani che sono marcia adesso? Questa è la dimostrazione della schizofrenia della nostra cultura consumistica: non c'è niente di normale", ha spiegato. "Perché per parlare di morti dobbiamo lanciare la zuppa sul quadro di Van Gogh?"

La risposta dei cittadini

Eppure, come le ultime azioni di protesta hanno dimostrato, questo genere di mobilitazione attira l'attenzione di cittadine e cittadini. E Ultima Generazione, ramificazione italiana del movimento A22, lo sa: la reazione di ogni persona davanti a eventi di questo tipo è diversa.

"Ogni persona risponde in maniera diversa – ha continuato Michele – Noi non vogliamo sensibilizzare le persone al tema e non siamo neanche ambientalisti, siamo un movimento contro la corruzione politica di una classe di élite che non riesce a comprendere che stanno utilizzando soldi pubblici per finanziare combustibili fossili, ovvero la nostra morte. Sui fossili gli investimenti sono anche 25 volte maggiori rispetto alle rinnovabili".

Per questa ragione Ultima Generazione non si rivolge alle singole persone ma a tutta la collettività: "Non vogliamo dire alle persone di fare scelte individuali migliori, anche se penso sia un'ottima cosa: sarebbe inutile farlo mentre lo Stato continua ad investire nella morte dei propri cittadini – ha sottolineato a Fanpage.it Michele – Non mi interessa se una persona è vegana, vegetariana o onnivora: a me interessa che comprenda che riusciremo ad uscire da questa situazione solamente attraverso un conflitto sociale. Non siamo qua a vendere la scelta migliore alle persone: in questo senso l'attivismo diventa un orpello del capitalismo. Ma i cambiamenti sociali arrivano  attraverso i conflitti sociali, in cui delle comunità si alzano insieme e si organizzano e non è una cosa individualista".

Per questo, secondo Ultima Generazione, non c'è altra scelta se non la rivoluzione dal basso: "È l'unica cosa che ha senso fare e deve partire nel più breve tempo possibile: è da trenta anni che facciamo marce e stringiamo le mani ai politici. Ma è proprio negli ultimi 30 anni che le emissioni sono salite drasticamente e non accennano a fermarsi".

E proprio per questa ragione preferiscono non definirsi attivisti: "Sono un sociologo che cerca di creare metodi efficaci per cercare di cambiare l'opinione pubblica sul tema più importante dell'umanità", ha sottolineato Michele.

Cosa chiedono al governo

Chi aderisce ad Ultima Generazione ha ben chiaro cosa chiedere al governo: "È semplice:  stiamo chiedendo di rispettare la scadenza del 2025 per la chiusura delle centrali a carbone, non aumentarne la produzione. Non aumentare le trivellazioni alla ricerca di gas con il decreto che uscirà oggi per identificare le aree perché non ce ne è bisogno.: quella che vogliono estrarre è una parte ridicola del fabbisogno italiano, ma distruggerebbero ulteriormente il mare".

Non solo: "Chiediamo l'aumento di 20gigawatt di rinnovabili già quest'anno: secondo le promesse del governo uscente ne verrà installata già metà. Ma il doppio è necessario: stiamo per essere delegittimati dal Parlamento Europeo. Noi abbiamo firmato degli accordi europei per portare al 70% di elettricità prodotta dalla rinnovabili entro il 2030 e di questo passo, secondo Legambiente, ci vorranno più di 100 anni. Non stiamo chiedendo niente di speciale, ma ciò che il governo ha già promesso di fare firmando gli accordi di Parigi, cioè ciò che il governo precedente ha promesso di fare e non ha fatto. Le dichiarazioni del nuovo governo sembrano avere la stessa identica situazione".

I vantaggi nelle rinnovabili sono maggiori sotto ogni punto di vista, non soltanto sotto quello ambientale: "Costano meno e producono dalle 5 alle 10 volte più posti di lavoro delle fonti fossili e nucleari: non stiamo dicendo di passare all rinnovabili dall'oggi al domani, ma di iniziare il cammino per rispettare gli accordi. Rischiamo anche sanzioni economiche nel caso in cui non riuscissimo. Il governo non deve rispondere a noi, ma a se stesso e alla sua dignità. Nel frattempo continueremo le nostre azioni di disobbedienza civile".

Perché il quadro de Il Seminatore di Van Gogh?

La scelta di agire sul quadro de Il Seminatore di Van Gogh, ospitato a Roma in occasione della mostra a Palazzo Bonaparte non è stata una casualità: "Nell'opera c'è la casa di un contadino che rappresenta il diritto di abitare stabilmente nella natura – ha ricordato Michele – Secondo un report dell'Onu ci sarà un drastico calo dell'agricoltura mondiale prima del 205o e oltre 200milioni di persone vivranno scarsità idrica in Africa entro i prossimi 7 anni: si stima che questo causerà lo sfollamento di almeno 700 milioni di persone. Si tratta della più grande catastrofe umanitaria di sempre. Ed è soltanto l'inizio".

L'azione divisiva

La reazione della cittadinanza è sempre la stessa: molte delle persone non riescono ad accettare azioni di questo tipo. Secondo alcune di loro, ci sarebbero tanti altri modi per protestare senza necessariamente prendersela con i quadri o bloccare le strade pubbliche: "Fatelo voi – ha risposto Michele prima di concludere – Siamo empirici, non ideologici: prima di realizzare un'azione ne studiamo l'efficacia. Abbiamo visto crescere l'attenzione al tema e al nostro movimento e abbiamo continuato con questo tipo di protesta. Ma è comunque poco: dobbiamo fare molte più azioni diversificate per crescere con i numeri, la creatività e la competenza delle persone".

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