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Giornalista sportivo a processo per stalking verso una collega: la perseguitava dalle Olimpiadi di Parigi

“Ti ammazzo, ti strozzo”, così avrebbe scritto a una collega il giornalista rinviato a giudizio. Il controllo anche tramite i social di una federazione sportiva.
A cura di Francesco Esposito
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Immagine di repertorio
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Sarebbe arrivato a presentarsi sotto casa della collaboratrice, di notte, dopo mesi di messaggi, telefonate e pressioni sempre più insistenti. Una escalation che, secondo l’accusa, avrebbe costretto la ragazza lasciare il lavoro costruito a Roma e a tornare in Sicilia. Per questi fatti un noto giornalista sportivo di 43 anni è stato rinviato a giudizio con l’accusa di stalking. Il 20 ottobre 2026 si terrà la prima udienza.

Il giornalista fermato sotto casa della collaboratrice

Il momento di rottura, secondo quanto denunciato, è arrivato la sera del 10 febbraio scorso. L’uomo si sarebbe presentato sotto l’abitazione della collaboratrice, citofonando e telefonando ripetutamente, urlandole di aprire la porta. Come riporta Repubblica, la ragazza, spaventata, avrebbe chiesto aiuto a un vicino, filmato la scena e chiamato i carabinieri, che lo hanno fermato mentre provava ad accendere la macchina per andarsene.

Prima di quell’episodio, quando la giovane non rispondeva ai messaggi, il giornalista le avrebbe inviato anche frasi minacciose come "Ti ammazzo, ti uccido, ti strozzo". Una pressione che la donna ha descritto come insostenibile.

Il lavoro alle Olimpiadi di Parigi

La conoscenza tra i due risalirebbe agli anni precedenti. La giornalista, più giovane di quindici anni, aveva iniziato a collaborare con realtà del giornalismo sportivo e aveva conosciuto lui, direttore di una testata. Nel 2023 si era trasferita a Roma per crescere professionalmente. "Frequentavo le conferenze stampa al Coni, lo conoscevo personalmente e avevamo un buon rapporto", ha raccontato. "Sentendoci quotidianamente per lavoro, parlavamo anche di come stavamo e lui mi raccontava della sua famiglia".

Il cambiamento, secondo la denuncia, sarebbe avvenuto durante le Olimpiadi di Parigi 2024, quando il direttore le avrebbe proposto di seguirle come inviata. In Francia, l’uomo avrebbe iniziato a voler passare tutto il tempo con lei, a cercare contatti fisici, a chiederle di mangiare insieme e a controllarne i movimenti.

Il controllo costante tramite i social di una federazione sportiva

Secondo il racconto della vittima, dopo aver preso le distanze e averlo bloccato sui social personali, l’uomo avrebbe continuato a controllarla usando il profilo social di una federazione sportiva di cui gestiva la comunicazione. "Mi ha scritto dicendo che non poteva credere che lo avessi bloccato", ha riferito la giovane giornalista. Da lì, il monitoraggio sarebbe proseguito in modo indiretto e continuo.

"Avevo paura di perdere il lavoro"

Nella denuncia la giornalista ha spiegato di aver sopportato a lungo quei comportamenti per paura di perdere l’unica fonte di reddito. "Ogni volta che ho provato a farlo desistere da questi atteggiamenti opprimenti e persecutori era solo perché temevo di perdere il lavoro che amo e per cui ho fatto molti sacrifici", ha messo a verbale. "Lui sapeva che questo lavoro era la mia unica fonte di guadagno e che, pur di non perderlo, avrei sopportato i suoi atteggiamenti ossessivi".

Messaggi e registrazioni fra le prove

La giovane ha consegnato ai carabinieri messaggi, vocali, videochiamate, registrazioni effettuate sui luoghi di lavoro e immagini delle telecamere di sorveglianza, indicando anche persone informate sui fatti. Al termine delle indagini, la Procura ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dell'uomo. Sarà Silvia Fonte-Basso la giudice in primo grado.

La giornalista si è costituita parte civile tramite l’avvocata Maria Antonietta Cestra. Nessun commento, al momento, dalla difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Gianmarco Vocalelli.

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