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Gaie e Camilla investite e uccise a Corso Francia, Genovese a processo per evasione dai domiciliari

Pietro Genovese accusato di evasione dagli arresti domiciliari, il prossimo 20 marzo il processo. Non si sarebbe fatto trovare a casa durante un controllo dei carabinieri.
A cura di Enrico Tata
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Pietro Genovese è stato rinviato a giudizio dal gip del tribunale di Roma con l'accusa di evasione dagli arresti domiciliari. I fatti contestati dagli inquirenti risalgono al 16 gennaio del 2021, quando i carabinieri citofonarono per verificare il rispetto delle regole, ma in casa non trovarono nessuno.

Secondo l'avvocato del ragazzo, Gianluca Tognozzi, tuttavia non ci sono prove dell'evasione, perché non c'è alcuna immagine delle telecamere a circuito chiuso che ha ripreso Genovese mentre esce di casa. Al contrario, secondo il legale il giovane si trovava a casa, nell'abitazione di famiglia nel quartiere Trieste di Roma, ma stava dormendo e per questo non aveva risposto al citofono.

Nonostante i militari avessero a disposizione il numero dell'indagato, quella sera non provarono a contattarlo. Il processo è stato fissato per il prossimo 20 marzo.

Pietro Genovese è stato condannato già a cinque anni e quattro mesi per la morte di Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli, investite e uccise la sera del 22 dicembre del 2019 a corso Francia, Roma, mentre attraversavano la strada.

L'8 luglio 2021 i legali del ragazzo proposero la condanna a cinque anni e quattro mesi ai giudici della corte d'assise d'appello di Roma, che accettarono con il consenso della procura generale. Nel processo di primo grado Genovese era stato condannato con rito abbreviato (e quindi con sconto di un terzo sulla pena) a 8 anni di reclusione dal gup Gaspare Sturzo.

Per il ragazzo era stato disposto anche l'obbligo di dimora a Roma con permanenza presso il proprio domicilio nelle ore notturne, dalle 22 alle 7. Per i giudici l'obbligo di dimora avrebbe potuto garantire adeguatamente "l'esigenza cautelare sociale".

Dal 26 dicembre 2019, invece, Genovese era stato costretto agli arresti domiciliari e proprio in quel contesto, stando all'accusa dei pm, sarebbe uscito di casa, violando la legge. Come detto, secondo gli avvocati il ragazzo stava semplicemente dormendo e per questo non avrebbe sentito i carabinieri che citofonavano per controllare che fosse effettivamente in casa. Sarà il giudice a stabilire la verità.

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