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Ex Mercati Generali, Ciaccheri: “Difendo la partecipazione dei cittadini, apriamo discussione sul progetto”

Il presidente del Municipio VIII difende la riqualificazione degli ex Mercati Generali e l’accordo con il fondo Hines, aprendo però al confronto con i cittadini per garantire l’interesse pubblico. Sottolinea la necessità di nuove regole e di una partecipazione attiva per contrastare la finanziarizzazione delle città e restituire spazi e servizi ai quartieri.
A cura di Gaetano De Monte
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Dopo l’incontro con i comitati dei cittadini che contestano la nuova destinazione degli Ex Mercati Generali, il presidente del Municipio VIII difende la scelta della giunta Gualtieri, ma allo stesso tempo apre alle istanze dal basso, “per essere più forti rispetto ai player della finanza internazionale dello sviluppo immobiliare, c’è soltanto una strada, che è quella di stare in campo, difendere l'interesse pubblico e recuperare patrimonio”.

Nella sede centrale del Municipio VIII, alla Montagnola, dove ci accoglie, Amedeo Ciacchieri ha la giornata fitta di incontri, ma la precedenza in questo momento è riservata alla riqualificazione dell’area degli Ex Mercati Generali abbandonata da 23 anni e alle polemiche che ha suscitato la decisione della giunta capitolina di firmare la convenzione tra il Comune di Roma e il fondo immobiliare statunitense Hines che realizzerà al suo interno uno studentato di lusso.

"Non si cancella il passato di questa città con un colpo di spugna, le decisioni del passato le paghiamo ancora oggi e fino a che non avremo poteri e risorse per cambiare le regole del gioco, continueremo a essere vincolati a stagioni di finanziamenti straordinari, come con il Giubileo e il Pnrr, per fare ciò che servirebbe in maniera strutturale – spiega Ciaccheri -. Poteri e risorse, è semplice. È una questione politica che riguarda tutte le grandi città del mondo e da New York a Roma per adesso c'è un fronte comune, da nessuna parte la parola magica. Pensiamo solo a quanto rivoluzionare le regole della fiscalità delle città sarebbe importante, per chiedere di più a chi ha di più, e restituire di più a chi ha di meno. Roma sta più di ogni altra città d'Italia in questo gorgo e ogni quartiere o territorio ne sconta gli effetti a suo modo ogni giorno".

Come è andato l’incontro di ieri con i comitati dei cittadini?

Sono soddisfatto, era quello che volevamo, convinto che la partecipazione sia la strada giusta e che la organizzeremo nel migliore dei modi, interloquendo con chi vive il quartiere ogni giorno. Abbiamo aperto una pagina nuova per portare dentro la vicenda degli Ex mercati generali il dibattito pubblico, senza retorica, investendo sull’obiettivo di una discussione informata che possa intervenire nel merito. Dovevamo recuperare più di vent'anni anni di discussioni non fatte. Abbiamo cominciato. Ora lavoriamo per una consultazione che dovrà accorciare le distanze. C'è un impegno di Roma Capitale a costruire tavoli di lavoro, nel merito amministrativo, legale, sulle funzioni pubbliche, sull’impatto viabilistico e sociale e sulla sostenibilità per rimettere al centro l'interesse generale e i bisogni dei residenti, che devono essere il cuore del percorso. E nello scambio tra amministrazione e comunità territoriale le cose possono solo migliorare.

Ma di cosa ci parlano vicende come quella della riqualificazione degli ex Mercati Generali?

Del capitalismo, della finanziarizzazione delle città che è un fatto mondiale e di un’area particolare, al centro della città, sottratta ai cittadini da più di vent'anni dove dovevano esserci servizi e spazi pubblici e che è rimasta invece immobile per responsabilità del pubblico e del privato. Fare meglio non può voler dire la beffa di dover risarcire economicamente le responsabilità del passato, ma rivendicare di ottenere oggi ciò che questo quadrante di città meritava e merita, non tra altri vent'anni, per le persone che abitano ora in questi quartieri prima che cambino nuovamente.

Gli ex Mercati Generali hanno un passato e un presente, noi siamo qua per fare la nostra parte, non rinviare il problema mentre il privato e le piattaforme trasformano le città in maniera pervasiva senza bisogno di grandi progetti. Rimettere delle regole a questa vicenda, dei tempi, raccogliere le istanze di tutti ma poi lavorare dentro il progetto è lo stesso modo in cui abbiamo abbattuto i numeri della speculazione sull’ex Fiera di Roma rispetto a ben altri appetiti che erano stati concessi.

Ma in cosa sono legate le questioni della ex Fiera e degli ex Mercati?

Grandi progetti che devono recuperare una vocazione pubblica e cittadina e devono cominciare a restituire spazi e redistribuire valore pubblico dopo essere stati al centro di dibattiti e battaglie per decenni. Se non restituisci servizi, i quartieri muoiono, si piegano nella disillusione, e il valore rimane nelle mani di pochi, e rispetto ai costruttori di ieri, i fondi di oggi hanno tutto da guadagnare dal tempo che passa.

Che fare, quindi?

Stare in campo, difendere l'interesse pubblico, rafforzarlo, lavorare sui progetti, svolgere il ruolo consegnatoci dai cittadini dopo che altri non sono riusciti, raccogliere la partecipazione e non pensare alla città come tante isole separate ma ricucire e connettere. Sugli Ex Mercati Generali apriamo tavoli permanenti sul progetto che ha cento giorni per essere presentato e sul quadrante che è cambiato e continuerà a cambiare. Le istanze del territorio già raccolte sono al centro della revisione della proposta del privato; Roma Capitale aprirà una cabina di regia per il monitoraggio del programma fase per fase. Dalla Città dei Giovani oggi dobbiamo farne la città per tutti, dentro le mura degli Ex Mercati e fuori, nel quartiere a maggior tasso di trasformazione della città.

Dobbiamo lasciare una città migliore di come l'abbiamo trovata. A Ostiense che vuol dire? Una scuola, atelier gratuiti per la creatività, spazi per il vicinato, giovani, anziani di qualità, una gestione trasparente e che deve diventare accessibile dei posti letto per studenti in un quartiere universitario dove già paghi le stesse cifre che ci colpiscono del progetto Mercati negli appartamenti della zona. Programmare la mobilità che oggi non è ancora pronta a questo cambiamento e non solo.

In concreto che possibilità ha il pubblico di competere con i desiderata dei grandi fondi di investimento della finanza internazionale? 

Servono nuove regole del gioco e politiche pubbliche per tornare a essere in grado di redistribuire valore. Dove c'è la finanza, mettere regole e controllare i processi, dove ancora non c'è, recuperare spazi e luoghi. Comprare case per avere più case pubbliche, trasformare luoghi per avere parchi e servizi fin dove arriviamo con le risorse a nostra disposizione. Raccogliere sfide come sull’ex Caserma di via del Porto Fluviale, dove grazie a una alleanza tra movimenti e amministrazione stiamo finendo di realizzare nuove case popolari al centro della città e spazi per il quartiere. Se recuperiamo pezzi di città lasciata a sè stessa, se la trasformiamo per restituirla, togliamo spazi ad altre e nuove speculazioni. A Ostiense vuol dire anche un grande parco d'affaccio fluviale che stiamo realizzando sulla riva sinistra del Tevere, un chilometro e mezzo di parco pubblico che non esisteva da più di un secolo.

Tornando però alla vicenda della riqualificazione degli ex Mercati Generali, è possibile affermare che il pubblico abbia esaurito allo stesso tempo quella spinta propulsiva che c’è stata 40 anni fa nel quadrante con la nascita dell’università Roma Tre? E che da un lato ha dovuto fare i conti con l’abbandono e dall’altro con i calcoli fatti dagli attori della rendita?

Questo quadrante della città avrebbe avuto un destino molto diverso senza l'università Roma Tre, sicuramente peggiore. Senza una grande idea che ha convertito siti industriali in spazi pubblici per la conoscenza avremmo avuto piccole e grandi speculazioni che avrebbero fatto solo l'interesse privato. Il quadrante si è salvato da una giungla di speculatori, come è invece toccato ad altre aree della città e ora continua a essere nel pieno della trasformazione.

L'inerzia su alcune grandi questioni ha fatto l'interesse della rendita e ora serve che accanto all'Università ci sia una spinta su altre funzioni a tutela della qualità della vita di chi vive oggi questa parte di città, residenti storici e studenti, e di chi la vivrà domani. Perché la gentrificazione si combatte da dentro nei grandi processi come nei piccoli cambiamenti che migliorano i quartieri.

Però è anche vero che l’operazione che ha portato alla modifica di metà delle 113 norme tecniche di attuazione del piano regolatore con la semplificazione delle procedure edilizie, è molto pericolosa.

E proprio perché ogni cambiamento nasconde un pericolo che è figlio di tutti gli interessi contrapposti che gravano sulle città, dobbiamo pensare a come la mano del governo pubblico sia sempre più forte della mano della rendita privata. Vincolare l'agro romano blocca l'espansione indiscriminata della città, con nuovi quartieri sempre più lontani dal centro e con servizi più a rischio e questa è ad esempio una scelta che sta in quelle modifiche. Nelle città la politica ha ancora voce in capitolo sulle sue scelte, più combattiamo perché le amministrazioni e le persone, con i loro desideri, bisogni, spesso differenti, contrapposti, abbiano forza, più avremo città a dimensione umana. Ogni città ha la sua storia, i suoi conflitti, e i suoi anticorpi per tutelare le persone di fronte a processi globali che assumono città per città forme differenti ma equivalenti. Non esiste una unica ricetta ma sicuramente esiste una stessa battaglia.

  

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