Emanuela Orlandi, il maestro di musica alla Commissione: “Il flauto ritrovato non era il suo”

"Il flauto ritrovato non è di Emanuela" a dirlo il maestro di musica della quindicenne vaticana scomparsa il 22 giugno del 1983. Giovedì scorso c'è stata la Commissione bicamerale d'inchiesta sulle scomparse Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi. Nel corso dell'audizione è stato ascoltato Loriano Berti, il maestro di flauto di Emanuela della scuola di musica ‘Tommaso Ludovico da Victoria'. La Commissione bicamerale ha mostrato all'insegnante una foto del presunto flauto di Emanuela ritrovato dopo una segnalazione fatta da Marco Fassoni Accetti. Per Berti lo strumento non sarebbe quello appartenuto alla sua allieva.
Il maestro di Emanuela: "Il suo flauto di maggiore qualità"
Come riporta Ansa Berti davanti alla Commissione ha spiegato che: "Lo strumento ritrovato e attribuito ad Emanuela è un Rampone, invece il suo doveva essere uno Yamaha nichelato, un flauto di maggiore qualità". I forti dubbi che il maestro di Emanuela nutre sull'autenticità dello strumento ritrovato dopo la segnalazione di Accetti riguardano anche lo spartito di musica. Per Berti difficilmente poteva essere di Emanuela, in quanto non era un tipologia che solitamente veniva fatta usare agli studenti alla sua età, ma pensato più dal terzo e quarto anno.
Il flauto traverso di Emanuela Orlandi
Che Emanuela Orlandi suonasse il flauto traverso è cosa nota. La quindicenne infatti viene immortalata in una delle foto più note diffuse dopo la sua scomparsa, insieme a quella del al primo piano con la fascetta nera. Si tratta di una foto in cui Emanuela è impegnata a suonare il flauto traverso durante un'esibizione, indossa una maglietta bianca, una collanina come quelle che andavano di moda negli anni '80 e '90 e legge con concentrazione lo spartito.
Lo strumento musicale intreccia la scomparsa di Emanuela Orlandi con un'altra figura, quella appunto del fotografo romano Marco Fassoni Accetti, che potrebbe aver gravitato o fatto parte della rete criminale romana a partire dagli anni Ottanta fino ad oggi. Nel 2013 Accetti si è autodenunciato dicendo di aver partecipato al sequestro della quindicenne, tra le altre cose segnalando la presenza del suo flauto. Strumento musicale sul quale però non è stato trovato il dna di Emanuela.