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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Emanuela Orlandi, cosa c’entra la Banda della Magliana con le ossa ritrovate al San Camillo

L’anello che collega le ossa ritrovate al San Camillo con la figura di Emanuela Orlandi è senza dubbio la Banda della Magliana, fra arsenali segreti e l’appartamento in cui potrebbe essere stata nascosta la quindicenne.
A cura di Beatrice Tominic
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A sinistra Emanuela Orlandi, al centro Enrico De Pedis della Banda della Magliana, a destra le ossa rinvenute al San Camillo.
A sinistra Emanuela Orlandi, al centro Enrico De Pedis della Banda della Magliana, a destra le ossa rinvenute al San Camillo.
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"Non credo e, sinceramente, mi auguro che non si tratti di mia sorella". Questo il commento a Fanpage.it del fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, sull'ipotesi che le ossa ritrovate durante i lavori di ristrutturazione di un padiglione dell'ospedale San Camillo possano appartenere a lei. "Per ora sono soltanto suggestioni", gli ha fatto eco l'avvocata che difende la famiglia Orlandi, Laura Sgrò. "Anche se alcuni indizi fanno pensare a lei", conclude Pietro.

Fino a quando non saranno emersi dei dati scientifici dagli esami medico legali, non sarà possibile avere alcuna certezza. Eppure non si può negare che esistano dei legami fra la quindicenne scomparsa il 22 giugno 1983 e il luogo del ritrovamento dei resti umani. Il cosiddetto anello di congiunzione che li lega potrebbe essere la Banda della Magliana.

A sinistra l’avvocata Laura Sgrò, a destra Emanuela Orlandi.
A sinistra l’avvocata Laura Sgrò, a destra Emanuela Orlandi.

Il covo della Banda della Magliana: l'appartamento a Monteverde Nuovo e i suoi sotterranei

Il primo tassello sarebbe il covo della Banda della Magliana che, secondo le dichiarazioni di Sabrina Minardi nel 2008, si troverebbe a Monteverde Nuovo, in via Alessandro Pignatelli al civico 13. Dopo le sue dichiarazioni, accertamenti della polizia hanno portato allo studio dell'immobile. Secondo queste verifiche, i sotterranei che si trovavano nel piano inferiore dell'appartamento, descritti da Minardi come immensi, arriverebbero quasi fino al San Camillo. Non ci sono dati, invece, sulla possibilità che vi fossero collegamenti sotterranei diretti con l'ospedale o, almeno con il padiglione in cui sono state ritrovate le ossa.

Enrico De Pedis.
Enrico De Pedis.

Stando ai sopralluoghi, la descrizione depositata da Minardi sembra effettivamente riferirsi ai sotterranei dell'appartamento avvalorando la tesi della donna. Stando alle dichiarazioni della donna, ex compagna di Enrico De Pedis, detto Renatino, a rapire Emanuela Orlandi sarebbe stato proprio lui insieme alla sua banda, che all'epoca teneva sotto scacco la capitale. E in quei sotterranei la quindicenne, stando a quanto riferito da Minardi, sarebbe stata tenuta rinchiusa prima di essere lasciata e riconsegnata a un altro prelato.

L'arsenale della Banda della Magliana

Per il gruppo criminale l'appartamento in via Pignatelli avrebbe rappresentato una base sicura usata per attività illecite e come rifugio. Nel 1983, quando è scomparsa Emanuela Orlandi, la faida fra la Banda della Magliana e il clan dei Pesciaroli, come venivano chiamati i Proietti, che per anni avevano dominato Monteverde, era giunta al termine dopo sei anni circa. Da quel momento, nel 1982, è iniziata l'egemonia della Banda della Magliana a Roma.

Molti sono i nascondigli utilizzati dal gruppo, fra realtà e leggende metropolitane. Oltre alla roulotte di Franco Giuseppucci al Gianicolo, le tombe al Verano e la Basilica di Sant'Apollinare, secondo alcuni la Banda avrebbe utilizzato alcuni padiglioni dismessi del San Camillo per lasciare le armi.

Carabinieri e nucleo della scientifica sul luogo del ritrovamento.
Carabinieri e nucleo della scientifica sul luogo del ritrovamento.

"Ma non mi sembra ci sia una logica in questa ipotesi – si chiede a questo punto Pietro Orlandi – Perché tenere un ostaggio in una casa, ucciderlo e andarlo a nascondere in un vano sotto l’ascensore di un ospedale. Quale sarebbe il motivo di un’azione del genere?".

Il figlio dell'ex tesoriere della Banda della Magliana e gli ospedali a Roma: "È più potente del ministro della Sanità"

Facendo un salto temporale di diversi anni, fino ad arrivare a oggi, non è da escludere la figura di Antonio Nicoletti, il figlio di Enrico, il cassiere della Banda della Magliana. Stando all'inchiesta della DDA, secondo quanto emerso dall'operazione Assedio sarebbe da considerarsi "più potente del ministro della Sanità" a Roma. Così potente che sarebbe stato proprio lui a permettere a Matteo Messina Denaro di essere curato in una struttura della capitale, nel corso della sua convalescenza.

"Le incredibili aderenze che ha ai massimi livelli in tutte le strutture sanitarie della Capitale, consentono al Nicoletti di essere un'inesauribile sponda e collettore di favori", scrivevano dall'Antimafia lo scorso anno. Ovviamente provare a creare collegamenti tra la figura di Nicoletti Jr, Emanuela Orlandi e il ritrovamento di ossa è un passo più che azzardato vista la distanza temporale fra i fatti legati alla scomparsa e quelli riportati dalle analisi dell'Antimafia.

La verità sulle ossa umane trovate sotto al San Camillo

Nel frattempo, per chiarire a chi appartenessero le ossa umane e a quando risalgano, sono attesi i risultati degli esami medico legali. Soltanto dopo attente analisi sarà possibile risalire all'età e al sesso della persona a cui appartenevano le ossa. Nel caso in cui il profilo rispecchiasse quello di Emanuela Orlandi, una giovane donna, sarà effettuato il test del Dna per verificare che non si tratti della quindicenne scomparsa.

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