Durante il cesareo lacerati utero, vescica e vagina: donna salvata da intervento al San Camillo

Inoperabile per la maggior parte degli specialisti. A dargli una speranza è l'equipe medica dell'ospedale San Camillo di Roma. La paziente, una donna di 30 anni era piombata in un incubo per le complicanze dopo il parto cesareo. L'intervento per dare alla luce il suo secondogenito ha portato la giovane in terapia intensiva. A essere compromessa la sua zona pelvica. Vagina, utero e vescica si erano lacerati durante l'intervento costringendola in un catetere permanente.
Con un'operazione di sei ore l'equipe medica dell'ospedale San Camillo ricostruisce la zona lacerata della paziente. Essenziale l'uso della chirurgia robotica durante l'intervento delicato.
Il parto cesareo e le complicanze sotto i ferri
Si trattava di un intervento programmato per dare alla luce il suo secondogenito. Un parto cesareo che la donna, trentenne romana, aveva già affrontato in passato. Come da prassi era stata anestetizzata localmente, la situazione però ben presto si complica. La donna viene sedata in seguito alle complicanze sotto i ferri. Si risveglia in terapia intensiva con due tubi che le escono dal fianco per far scorrere le urine. Un impianto necessario perché la sua zona pelvica si è completamente lacerata. Utero, vescica e vagina confluiscono in un'unica cavità. Il catetere con il quale la donna si è svegliata non è provvisorio, anzi si tratta dell'unica cura che i medici dell'ospedale in cui è ricoverata gli offrono per poterla dimettere.
Il delicato intervento al San Camillo
Dopo essere stata dimessa passano tre mesi prima dell'incontro con i medici del San Camillo. Tre mesi di calvario in cui la donna chiede aiuto a diversi specialisti, ma tutti escludono la possibilità di farla tornare alla vita di prima. La svolta arriva quando la donna si rivolge all'ospedale romano. "Si è trattato di un caso limite che ha richiesto. competenze multidisciplinari e l'uso della chirurgia robotica ai massimi livelli", spiega il professor Paolo Emiliozzi che ha gestito l'equipe d Urologia durante l'intervento.
L'operazione dura sei ore. Le prime due vengono utilizzate per riparare e ricostruire i tessuti gravemente danneggiati. Si tratta della fase più delicata in cui l'equipe utilizza la chirurgia robotica. Poi si è passati a ricollegare la vescica per farla tornare al corretto funzionamento. A distanza di sei mesi, la donna è tornare ad una vita normale e ad un sistema funzionante senza l'utilizzo di cateteri o drenaggio.