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Dopo il suicidio di Ousmane Sylla consiglieri regionali a Ponte Galeria: “I cpr luoghi da abolire”

“Nei cpr si somma sofferenza ad altra sofferenza. La vita non scorre – spiega a Fanpage.it il consigliere della Regione Lazio Claudio Marotta – Queste strutture andrebbero chiuse”.
A cura di Beatrice Tominic
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Protesta nel cpr a Ponte Galeria nel 2014.
Protesta nel cpr a Ponte Galeria nel 2014.

Scenari kafkiani, limbo infinito, girone infernale. Sono tutti i modi in cui spesso sono stati definiti i cpr, centri per il rimpatrio, negli ultimi giorni. Dopo che, poco prima delle 5 di mattina di domenica scorsa, il ventiduenne Ousmane Sylla si è ucciso impiccandosi ad una grata. "Voglio tornare in Africa, mi manca mia madre", aveva scritto sul muro poco prima di impiccarsi. Proprio lui che, a causa di qualche falla burocratica, a casa non poteva tornare. Poche ore dopo nel centro di Ponte Galeria è scoppiata la rivolta.

"I segni erano ancora evidenti questa mattina. La protesta è stata vigorosa e difficile da gestire. I cpr sono luoghi che andrebbero aboliti – dice a Fanpage.it il consigliere regionale Claudio Marotta Capogruppo Verdi e Sinistra arrivato insieme agli altri capigruppo di opposizione Mario Ciarla del Partito Democratico, Marietta Tidei di Italia Viva e dai consiglieri Adriano Zuccalà e Valerio Novelli, del Movimento Cinque Stelle – Qui si somma la sofferenza ad altra sofferenza. I migranti che vivono in queste strutture ambiscono ad una permanenza transitoria, ma poi si trovano a vivere una vita in condizioni miserevoli. Condizioni che, con la retorica securitaria del Governo e il decreto Cutro, vengono prolungate in modo irragionevole".

La visita dei consiglieri di questa mattina

"Il nostro ruolo di consiglieri ci permette di effettuare visite ispettive nei luoghi di detenzione. Così insieme ad altri colleghi abbiamo deciso di andare a Ponte Galeria questa mattina per verificarne le condizioni di permanenza – spiega a Fanpage.it Marotta – È importante vedere cosa succede all'interno dei centri dove la vita è quotidianamente drammatica, dove ogni giorno i migranti ospitati vivono in un regime detentivo senza aver commesso alcun reato".

Il caso del ventiduenne che non potendo fare rientro a casa si è tolto la vita lo racconta bene. "I governi cambiano, ma i rimpatri comunque non avvengono: non si può continuare con questa modalità di gestione – continua il consigliere Marotta – È difficilissimo per un migrante rientrare a casa una volta arrivato nel centro di detenzione: si stima accada soltanto nel 20% dei casi. E nel frattempo fra il 2018 e il 2021 sono stati spesi 44 milioni di euro per questi centri".

La vita nei cpr: "La giornata non passa mai"

Spazi vuoti, grate di ferro. La vita nei cpr semplicemente non scorre. "È tutto fermo. In carcere ci sono più distrazioni – sottolinea – Nel cpr di Ponte Galeria, ad esempio, non esistono attività ricreative. Ci sono dei campi sportivi, ma sono vecchi e inutilizzabili. È una struttura in cui la vita non passa mai". Ed è su questo punto che i consiglieri regionali potrebbero presto provare ad agire: "Vogliamo favorire lezioni di italiano, attività di mediazione culturale e ludico sportiva – illustra a Fanpage.it – Inoltre abbiamo pronto un atto, già presentato lo scorso luglio e approvato all'unanimità, per riattivare lo sportello del Garante regionale dei detenuti anche nella struttura di Ponte Galeria, dove manca da tempo".

La figura del garante avrebbe una funzione di tutela per gli ospiti della struttura, ma contemporaneamente sarebbe un ulteriore organo a garanzia di tutte le persone che si trovano nel cpr. "La situazione è insostenibile e pericolosa per tutti. Lo dimostra anche ciò che sta succedendo nei cpr delle altre regioni – conclude poi – È una situazione paradossale: ci sono migranti in attesa di rimpatrio, ma poi non possono tornare a casa neanche quando lo richiedono".

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