Dissequestrata la salma di Ana Maria Andrei: uccisa a 27 anni e mai cercata nonostante la denuncia della famiglia

La salma di Ana Maria Andrei sarà restituita alla famiglia. La procura ha autorizzato il dissequestro della salma della giovane, uccisa un anno fa da Vasile Frumuzache, la guardia giurata che ha tolto la vita anche a Denisa Maria Paun. La famiglia, che risiede in Romania, aspettava da tempo questo momento: adesso i genitori, la sorella e tutti i suoi cari potranno porgere l'ultimo saluto alla 27enne, non solo uccisa brutalmente da Frumuzache, ma nemmeno mai cercata dalle forze dell'ordine in seguito alla denuncia di scomparsa.

Ana Maria Andrei era scomparsa nel nulla. Nel 2024 era uscita di casa e nessuno aveva più avuto sue notizie. Una sua cugina, che aveva vissuto con lei a Montecatini e che però nel frattempo era tornata in Romania, era venuta in Italia per sporgere denuncia ai carabinieri. Le forze dell'ordine però, non l'hanno mai cercata e hanno classificato il suo come ‘allontanamento volontario. La famiglia non ha dubbi: se non fosse stata una prostituta, probabilmente l'avrebbero cercata. E invece i genitori e la sorella hanno vissuto mesi di angoscia, fino a quando a maggio il killer non ha acceso un telefono: quello di Andrei, che aveva tenuto con sé. Lo ha fatto per chiamare il telefono di Denisa Maria Paun, altra ragazza che aveva appena ucciso. Quando i carabinieri sono arrivati a lui, hanno trovato nella sua abitazione la macchina di Ana Maria Andrei, oltre al suo telefono. Vasile Frumuzache aveva conservato tutto.

Il corpo di Ana Maria Andrei è stato trovato a non molta distanza da quello di Denisa Maria Paun. Dopo quasi un anno non era rimasto molto della ragazza, ma gli esami del Dna hanno confermato che si trattava proprio della 27enne. Frumuzache ha confessato di averla uccisa. Molto probabilmente le ha tolto la vita perché incapace di accettare che lei non volesse sottoporsi a una prestazione sessuale richiesta dal 32enne. Per quanto riguarda Paun, lui ha dichiarato di averla uccisa perché lei gli avrebbe chiesto 10mila euro per non dire alla moglie del rapporto a pagamento che avevano avuto. Una tesi sposata dalla procura ma respinta fermamente dalla famiglia e dalle sue avvocate.