Dieci anni dopo l’omicidio di Marco Vannini, parlano i genitori: “Non sapremo mai cosa è successo davvero”

"Io credo che lui da lassù sia orgoglioso di quello che noi abbiamo fatto per lui". Marina Conte alza gli occhi al cielo mentre parla di suo figlio Marco Vannini, morto a soli 20 anni dopo essere stato ferito da un colpo di pistola la sera del 17 maggio 2015. Lei e suo marito Valerio esattamente dieci anni fa hanno perso il loro unico figlio in una serata destinata poi a diventare uno dei casi mediatici recenti più seguiti in tutta Italia.
Una battaglia giudiziaria lunghissima la loro, con cinque gradi di giudizio che hanno portato poi alla condanna definitiva di tutta la famiglia Ciontoli, ovvero tutte le persone presenti quella sera nella villetta di Ladispoli (tranne la fidanzata di Federico Ciontoli, Viola Giorgini, assolta in tutti i gradi di giudizio).
"Non sapremo mai cosa è successo veramente" aggiungono entrambi con un velo di tristezza. I genitori di Marco infatti, fin dall'inizio del primo processo, hanno sempre ribadito di non credere al racconto della famiglia Ciontoli sulla dinamica di quello sparo fatale. "Continueranno a ribadire che la colpa è solo del papà, che loro erano giovani e si sono fidati di lui" afferma Marina sospirando.
Le condanne
La famiglia Ciontoli è stata condannata in via definitiva nel 2021, ritenuta responsabile della morte di Marco Vannini. A premere accidentalmente il grilletto sulla pistola che ha ferito mortalmente il ventenne di Cerveteri dieci anni fa è stato il capofamiglia, Antonio Ciontoli, condannato in Cassazione a quattordici anni di carcere per omicidio volontario con dolo eventuale. Gli altri membri della famiglia, sua moglie Maria Pezzillo e i due figli Martina e Federico, sono stati invece condannati a nove anni e quattro mesi in concorso.