Detenuto ucciso al Mammagialla di Viterbo, agenti della penitenziaria chiedono il rito abbreviato

Due agenti della polizia penitenziaria accusati di omicidio colposo per la morte di Giovanni Delfino hanno chiesto il rito abbreviato. Lo riporta Il Messaggero: l'udienza preliminare si è svolta ieri, la giudice deciderà il 19 maggio se accettare o meno la richiesta della difesa. Secondo l'accusa, i due agenti non avrebbero vigilato in maniera adeguata e messo in campo le azioni necessarie per evitare la morte di Delfino, detenuto nel carcere di Mammagialla. L'uomo, un sessantenne di Viterbo, è stato ucciso il 29 marzo 2019 dal suo compagno di cella, Singh Kahn, già condannato in via definitiva. Per la Procura però, anche i due agenti avrebbero delle responsabilità: non avrebbero tenuto in considerazione le disposizioni della psicologa e dello psichiatra, che avevano avvertito della pericolosità di Khan, spiegando che avrebbe dovuto stare in cella da solo e tenuto sotto stretta sorveglianza.
L'omicidio di Giovanni Delfino: 12 anni per Singh Khan
Per i due agenti di polizia penitenziaria è stato chiesto il rinvio a giudizio. I legali della famiglia della vittima sin da subito hanno chiesto che fosse fatta luce sulle scarse misure di sorveglianza messe in atto al Mammagialla. Un omicidio, quello di Delfino, che per gli avvocati della famiglia si sarebbe potuto evitare se si fossero ascoltate le disposizioni di psichiatra e psicologa, che bella loro relazione avevano messo in evidenza i problemi mentali di Khan e la sua facilità a commettere atti violenti. Il 29 marzo 2019, la tragedia, con l'omicidio del compagno di cella. Singh Khan è stato condannato in primo grado a quattordici anni di reclusione, in secondo a dodici anni. L'uomo, considerato solo parzialmente sano di mente, sta scontando la pena in una Rems, struttura sanitaria per gli autori di reato dove viene curato per i suoi disturbi mentali.