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Claudia, respinta da un buttafuori perché lesbica: “Mi ha detto ‘non vai bene, tu non entri'”

“Mi sono pietrificata, la mia ragazza gli ha fatto presente che lei lavora nel locale e che ero lì per trovare lei. Lui mi ha guardato fisso e ha ribadito: ‘non vai bene, non entri'”.
A cura di Natascia Grbic
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"È stato pesante perché non volevo succedesse davanti la mia fidanzata, a tutta quella gente. È stata come una forma di razzismo velato". Claudia è una ragazza di 28 anni, discriminata in un locale perché lesbica. Il buttafuori le ha negato l'ingresso per il suo aspetto fisico, dicendole con fare perentorio ‘Tu non entri'. Un episodio che l'ha umiliata davanti a tutti e che l'ha fatta stare molto male. Tanto che non riesce a trattenere le lacrime mentre lo racconta. "Ero andata a trovare la mia ragazza nel locale dove lavora – spiega a Fanpage.it – È un posto dove ho sempre avuto un po' di problemi. Quando sono arrivata lei è venuta all'ingresso e ha fatto segno al buttafuori che stavamo entrando. Lui mi ha fermato dicendo ‘no, questo ragazzo avrà sedici anni'. Mi sono messa a ridere, ho tirato fuori il documento e gli ho detto "sono una ragazza e ho 28 anni'. Ha preso la carta d'identità, l'ha analizzata con la torcia, me l'ha ridata, e ha detto ‘non vai bene, non puoi entrare‘. Io mi sono pietrificata, la mia ragazza gli ha fatto presente che lei lavora nel locale e che ero lì per trovare lei. Lui mi ha guardato fisso e ha ribadito: ‘non vai bene, non entri'".

"Mi hanno rifiutato anche dei lavori"

Claudia non è nuova a questo tipo di episodi. Spesso le capita che non viene fatta entrare per il suo aspetto fisico nei locali. Non si tratta di dress code, ma di discriminazioni che si basano solo sull'aspetto fisico. "Ragazze lesbiche femminili non hanno questi problemi – continua Claudia – Noi invece veniamo sempre guardate con un punto di domanda. Le persone non riescono a inquadrarci, e quindi a prescindere non gli piacciamo". Quello avvenuto al locale dove lavora la fidanzata non è l'unico episodio discriminante di cui è stata vittima. "Venivo bloccata, rovinando le serate ai miei amici dato che poi non entravano nemmeno loro – continua Claudia – Mi hanno rifiutato lavori dicendo che non ero idonea perché ‘si aspettavano una donna‘. Una volta in un bar alla richiesta del green pass mi hanno chiesto il documento, dicendo che non ero io. Hanno fatto anche venire la superiore, ho detto che ero una ragazza e mi hanno guardato con una faccia come a dire ‘se lo dici te'. Veniamo sempre guardate con un punto di domanda".

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