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Omicidio Stefania Camboni a Fregene

Chi è Giada Crescenzi, le prove che la inchiodano per l’omicidio di Fregene: la sua versione è ‘illogica’

Le prove che inchiodano Giada Crescenzi, la nuora di Stefania Camboni, sono tante e appaiono schiaccianti: dal sangue sulle ciabatte al cambio di pigiama, dalle tracce ematiche sul cane alle ricerche sul web fino al tentativo maldestro di lavare i pavimenti.
A cura di Enrico Tata
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"Inverosimile, illogica e del tutto inidonea a confrontarsi con i primi riscontri". In un'altro passaggio viene definita "assurda". È stata giudicata così dal gip del tribunale di Civitavecchia la versione di Giada Crescenzi, 31 anni, in carcere, accusata dell'omicidio della suocera, Stefania Camboni, a Fregene. Le prove che inchiodano la ragazza sono tante e appaiono schiaccianti: dal sangue sulle ciabatte al cambio di pigiama, dalle tracce ematiche sul cane al tentativo maldestro di lavare i pavimenti.

Chi è Giada Crescenzi, accusata dell'omicidio della suocera

Da qualche mese Giada Crescenzi e il suo compagno, Francesco Violoni, figlio della vittima si erano stabiliti nella villetta di Stefania Camboni. La signora aveva sempre vissuto nel villino di via Santa Teresa di Gallura, entroterra di Fregene, con i figli Francesco e Jacopo, ma quest'ultimo aveva interrotto i rapporti con la madre e con il fratello per una relazione con un uomo avviata da lei dopo la morte del marito. Camboni assumeva psicofarmaci e a volte aveva reazioni violente e per questo anche Francesco aveva deciso di abbandonare la villetta e di andare a convivere con Giada. L'aveva aggredito fisicamente nel corso di una crisi e per questo lui si era allontanato.

Perché viveva con la suocera

Da circa un mese, però, i due erano tornati a vivere con Stefania Camboni. Sono rimasti improvvisamente senza appartamento per problemi legati al pagamento dell'affitto, per una presunta truffa subita e per questo Giada e Francesco hanno avuto una necessità improvvisa di trovare un alloggio. Si sono rivolti alla madre di lui, con cui da oltre un anno non avevano alcun rapporto. Hanno negato astio, tensioni o motivi di risentimento, ma Violoni ha accennato a un sentimento di velata gelosia tra Giada e la madre. In più, Crescenzi ha parlato di problemi psichiatrici che si stavano riaffacciando. Della suocera ha detto anche che nell'ultimo anno e mezzo si era "fatta nemica mezza Fregene, andando in giro a chiedere soldi e minacciare gente".

La ricostruzione di Giada Crescenzi "illogica e inverosimile"

Giada Crescenzi ha fornito agli inquirenti una ricostruzione definita illogica, priva di adeguati riscontri, e una cronologia dei fatti ritenuta inverosimile. Ha riferito di aver cenato con la suocera e il compagno, che poi è uscito per andare a lavoro alle 22.15. All'una di notte Camboni si dirige, a suo dire, nella stanza matrimoniale al secondo piano della villetta. Riferisce di essersi svegliata alle 4.30 di notte dopo essersi accorta di avere avuto il ciclo e di aver sentito Stefania russare.

Dopo circa 30 minuti, alle 5 circa, riprende sonno dopo aver fatto alcune ricerche su internet (determinanti per le indagini), poi si sveglia e alle 6.50 chiede al compagno di portarle la colazione. Dice di non aver sentito alcun rumore, di aver preso farmaci per dormire e di avere adoperato i tappi per le orecchie. Alle 7.10 viene svegliata dal compagno e insieme scoprono il corpo senza vita di Stefania Camboni. Sull'interruttore della luce vengono trovate tracce di sangue, i pavimenti sono leggermente appiccicosi e per terra ci sono un detergente per pavimenti e una traversina macchiata di sangue e detergente e anche il cane presentava tracce ematiche sul pelo.

Secondo chi indaga non è possibile che Crescenzi non abbia sentito nulla nel corso della notte (dal momento che lei stessa ha asserito di essersi svegliata) e non è possibile che dalle 5 alle 6.50 sia accaduto tutto senza che lei se ne accorgesse.

Le ricerche su internet: come togliere il sangue e veleni in casa

Perché le ricerche su internet sono decisive, secondo gli inquirenti? Vengono compiute tra le 4.30 e le 5 e sono inquietanti: ‘come togliere il sangue dal materasso', ‘veleni in casa, quali sono', ‘cosa succede se bevo tanta acqua distillata', ‘che sapore ha l'acqua distillata', ‘Sereupin abuso', ‘Depakin abuso'. Giada ha confermato di aver effettuato le ricerche e ha detto che quelle relative alla pulizia del sangue erano legate al ciclo: voleva essere pronta se si fosse sporcato di sangue il materasso. Quanto al veleno, voleva cercare veleno per piante. Se la versione sul sangue viene definita assurda e incongruente, questa seconda giustificazione sulle piante viene giudicata una bugia, senza alcun ombra di dubbio.

Ma perché avrebbe dovuto cercare metodi di avvelenamento se Stefania Camboni è stata uccisa a coltellate? Non è detto, secondo chi indaga, che Camboni non sia stata narcotizzata oppure avvelenata prima di essere uccisa e questo soltanto l'autopsia sul cadavere potrà stabilirlo. Ma spiegherebbe la facilità con cui è stato commesso il delitto: Camboni sarebbe stata uccisa mentre era priva di forze e narcotizzata. Come detto, al momento è soltanto un'ipotesi.

Un'altra prova, le ciabatte lavate dal sangue

Un'altra prova schiacciante nei confronti di Giada Crescenzi è rappresentata dalle ciabatte che indossava. Sicuramente sono state lavate, ma sono ben visibili al microscopio le tracce di sangue (seppure non visibili ad occhio nudo). Crescenzi ha negato di averle pulite, ma ha ipotizzato: "Non so se le ciabatte siano finite sotto la vittima".

Tracce ematiche lavate sono peraltro state riscontrate sia nella stanza della vittima che nel bagno del secondo piano, nel bagno del primo piano e nella stanza della coppia. In particolare sono evidenti nel bidet del bagno del primo piano e su una piastrella della camera da letto di Crescenzi.

Il pigiama pulito e profumato di Giada Crescenzi

Giada Crescenzi ha dichiarato di aver indossato quella notte un pigiama con i pantaloni grigi e Violoni ha confermato. Ma il pigiama è risultato privo di segni di utilizzo, non era stropicciato e invece era profumato come appena lavato. L'ipotesi degli inquirenti è che non sia quello il pigiama indossato da Crescenzi.

Il depistaggio del killer e i punti ancora oscuri

Il responsabile, sostengono gli investigatori, era senza dubbio una persona conosciuta dalla vittima, dal momento che non c'erano segni di effrazione e la porta di casa era aperta. Il colpevole (oppure i colpevoli, dal momento che non è possibile escludere che il delitto sia stato commesso da più persone) non solo ha provveduto a ripulire l'appartamento, ma ha anche inscenato un maldestro tentativo di rapina: la casa era a soqquadro, ma la vittima indossava ancora i suoi gioielli e non risulta mancare niente dalla villetta. L'autore dell'omicidio, poi, si è liberato dell'arma del delitto, del telefono della vittima e delle chiavi dell'automobile di Stefania, trovata parcheggiata fuori strada e con il finestrino aperto.

Perché è stato messo in atto questo tentativo di depistaggio? Perché è stata spostata l'auto della vittima? Dov'è finita l'arma del delitto e come avrebbe fatto Giada a fare tutto da sola? Questi interrogativi restano per ora senza risposta.

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