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C’è anche un diplomatico dello Yemen tra gli indagati per traffico di droga a Roma

Nelle carte dell’ordinanza di custodia cautelare per l’arresto di 33 persone c’è anche un diplomatico dell’ambasciata dello Yemen in Italia. Indagato, gode dell’immunità e non può essere arrestato.
A cura di Alessia Rabbai
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Frame dal video della guardia di Finanza
Frame dal video della guardia di Finanza

C'è anche un diplomatico dello Yemen in Italia tra gli indagati nel giro del traffico internazionale di droga scoperchiato dai finanzieri della Guardia di Finanza di Roma. Il suo nome è all'interno dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale, che vede un totale di trentatré arresti. Il diplomatico, lo specifichiamo, risulta indagato a piede libero, ma non è destinatario di alcuna misura di custodia cautelare in quanto, dato l'incarico che riveste, gode delle "guarentige" ossia dell'immunità. Come appreso da Fanpage.it il suo ruolo all'interno dell'organizzazione criminale era quello di fare da corriere della droga, trasportando al sostanza stupefacente all'interno dell'auto con targa diplomatica nelle diverse piazze di spaccio romane. Si tratta di veicoli appunto che non possono essere fermati ad alcun posto di blocco, né possono essere controllati.

Trentatré arresti e 10 milioni di euro sequestrati

I militari delle Fiamme Gialle hanno scoperto un'organizzazione criminale che appunto agiva secondo un metodo ben collaudato. Si tratta di un'inchiesta che riguarda le diverse ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e al riciclaggio, estorsione, autoriciclaggio e detenzione abusiva di armi con indagati a vario titolo. Dei trentatré arrestati tra le province di di Roma, L’Aquila, Reggio Calabria, Napoli, Perugia, Ancona e Campobasso, che hanno ricevuto la misura di custodia cautelare, ventidue sono finiti in carcere e undici ai domiciliari. I finanzieri hanno sequestrato 10 milioni di euro.

I soldi della droga ripuliti nei negozi all'Esquilino e trasferiti in Cina

Dalle indagini è emerso che i soldi provenienti dai traffici illeciti venivano portati in alcuni negozi di vestiti e accessori dell'Esquilino, all'interno dei quali venivano "ripuliti" e poi trasferiti in Cina attraverso il metodo "Fei Ch’ien" ossia del denaro volante, che prevede il trasferimento del denaro all'estero in forma virtuale. Al vertice dell'organizzazione che si occupava di riciclaggio c'era un cinciquantacinquenne, che pare abbia un canale con narcotrafficanti ed emissari vicini a famiglie di ‘ndrangheta.

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