410 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Valeria Fioravanti morta di meningite, la famiglia: “Cacciata da ospedale, cerchiamo testimoni”

La famiglia di Valeria Fioravanti sta cercando testimonianze di quanto accaduto al policlinico Casilino nella mattina del 30 dicembre: “Contattateci”.
A cura di Beatrice Tominic
410 CONDIVISIONI
Immagine

"Siamo alla ricerca di testimonianze, persone che quel giorno hanno assistito alla scena", questa la richieste dei familiari di Valeria Fioravanti, la ragazza d 27 anni che ha perso la vita per una meningite non diagnosticato lo scorso 10 gennaio, dopo che si era rivolta a tre diverse strutture ospedaliere. Dal Campius Biomedico, dove è stata sottoposta ad un primo intervento ad un ascesso per un pelo incarnito; al policlinico Casilino fino al San Giovanni dove, dopo una seconda richiesta di soccorso, le è stata diagnosticata la meningite che l'ha portata alla morte.

L'arrivo al secondo ospedale risale al 30 dicembre 2022: "Accompagnata dalla madre Tiziana, si è recata al Pronto Soccorso del Policlinico Casilino in quanto i dolori non accennavano a passare nemmeno con le cure prescritte dallo stesso Pronto Soccorso – si legge nella comunicazione della famiglia – Veniva accusata di esagerazione e veniva minacciata di intervento delle forze dell’ordine se non fosse andata via. Non abbiamo cartella clinica in merito a quella visita", hanno scritto.

Poi l'appello: "Siamo alla ricerca di testimonianze, persone che quel giorno hanno assistito alla scena. Se eravate li o se conoscete direttamente o indirettamente persone che hanno assistito alla scena siete pregati di contattarci", invitando ad inviare un'email o a scrivere sfruttando il form presente nel sito.

Le indagini in corso

Continuano le indagini per chiarire cosa possa essere accaduto a Valeria Fioravanti nei giorni precedenti alla sua morte e per cercare di trovare i responsabilità di quanto accaduto. I consulenti medico legali si sono già attivati per cercare di chiarire esattamente i passaggi che hanno portato alla tragica giornata del 5 gennaio, sui fatti sta indagando la procura di Roma.

Ciò che sappiamo corrisponde a quanto raccontato dai familiari della ragazza che hanno spiegato come e quando si è manifestato il primo dolore, la scelta di Valeria di presentarsi a più ospedalifino alla diagnosi della meningite, che poi si è rivelata fatale.

Le tre strutture che hanno ricevuto Valeria

Il calvario di Valeria Fioravanti ha avuto inizio dopo un intervento, considerato "banale", per un ascesso al braccio probabilmente causato da un pelo incarnito eseguito al Campus Biomedico di Roma. L'operazione è durata pochi minuti e ha richiesto appena due punti di sutura. La ferita, però, si deve essere infettata e dopo due giorni la ragazza è tornata nella struttura che l'avrebbe dimessa in fretta.

Dopo le dimissioni la situazione non è migliorata e la ventisette ha continuato ad avvertire mal di testa, schiena, nausea e spossatezza tanto che si è dovuta rivolgere ad un secondo ospedale, il policlinico Casilino. Dopo averle tolto i punti di sutura e aver disinfettata la ferita, le è stata diagnosticata una cefalea. Anche stavolta, una volta tornata a casa, la situazione non è migliorata.  Preoccupata, la ragazza è tornata accompagnata da sua madre al pronto soccorso del Casilino da cui, in breve tempo, viene fatta andare via, come ha raccontato il padre, "quasi con fastidio".

L'ultimo ospedale a cui si è affidata la giovane è stato il San Giovanni: anche in questo caso viene dimessa. Soltanto dopo essere tornata in un secondo giorno, il 5 gennaio, sono stati svolti esami più approfonditi che hanno permesso di arrivare alla diagnosi di meningite. Dal San Giovanni è infine stata trasferita al policlinico Gemelli, dove è stata operata di urgenza al cervello: dopo essere finita in coma, è morta l'11 gennaio.

410 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views