10mila lavoratori a rischio nel Lazio con i dazi di Trump: Carrefour e Kasanova in crisi, vertice in Campidoglio

Un incontro urgente per capire gli effetti dei dazi di Trump sulle aziende romane. Martedì 9 settembre alle 15 l'assessora allo Sviluppo produttivo di Roma Capitale Monica Lucarelli riceverà al Campidoglio i sindacati e le associazioni di categoria. Tema: discutere di come le tariffe decise dal governo USA possano colpire il tessuto produttivo laziale direttamente o indirettamente. La Camera di Commercio di Roma stima una perdita di un miliardo di euro complessivi per le aziende dell'export. Mentre, secondo la Cgil, fra ottobre e dicembre saranno a rischio oltre 10mila posti di lavoro a Roma e nel Lazio.
Sono decine le società e gli stabilimenti che effettueranno pesanti tagli. Altri marchi lasceranno l'Italia. A subire ripercussioni dai dazi, però, potrebbero essere 150mila lavoratori e lavoratrici di 19 settori produttivi, non solo nell'industria ma anche nella filiera integrata del turismo. "L'urgenza di parlare dei dazi è legata a un quadro economico generale nel Lazio che è di crisi progressiva", spiega a Fanpage.it Alessandra Pelliccia, segretaria della federazione di Roma e Lazio di Filcams, sindacato del commercio e servizi della Cgil.
Carrefour via dall'Italia, chiude Kasanova. Filcams: "Abbandono da parte della grande distribuzione"
Una situazione critica è quella di Carrefour. Sono 930 i dipendenti nel Lazio a rischio. Lavorano in 25 supermercati a gestione diretta e in 40 gestiti da imprenditori locali. Lo storico marchio francese è stato acquistato quest'anno dalla NewPrinces, società italiana nata dalla Parmalat e controllata per il 75% da Angelo Mastrolia. L'obiettivo della proprietà al momento non sembra, però, la chiusura dei negozi, ma l'acquisizione di almeno l'80% degli immobili ora in affitto e la riapertura sotto il marchio GS, presente in Italia fino al 2010. I sindacati, però, vogliono delle garanzie per i dipendenti e un convincente piano industriale. "Dietro queste continue riorganizzazioni e trasferimenti di proprietà c'è, in realtà, un processo violentissimo", commenta Pelliccia. "Roma è la linea di confine con il Mezzogiorno, e anche qui sta iniziando l'abbandono da parte delle catene della grande distribuzione", aggiunge.
Prima di Carrefour, altri grandi marchi come Auchan e Sma hanno iniziato a dismettere o cedere i propri punti vendita nel Lazio. "Queste aziende vent'anni fa significavano stabilità per i lavoratori. Ora non ci sono più e i lavoratori finiscono a essere contrattualizzati da piccole società o cooperative, perdendo moltissime garanzie", commenta la sindacalista. Da sbrogliare anche la situazione di Kasanova, con 46 punti vendita nel Lazio di cui 33 nella capitale. L'azienda leader nel commercio al dettaglio di casalinghi e arredi sta affrontando un risanamento aziendale complicato. Mentre a luglio si parlava concretamente di un'acquisizione da parte di OVS.
Dazi colpiscono anche turismo: "Processo trasversale"
Chiuderanno con certezza anche cinque ristoranti della stazione Termini: Sorbillo, Leon, Tosca, Exki, YoSushi. Sono quelli di proprietà del gruppo britannico Ssp, che ha comunicato il suo piano di lasciare l'Italia entro l'anno. Sono a rischio 45 dipendenti. Restando sui servizi, anche il turismo sarà teatro di licenziamenti. Booking.com, società olandese di prenotazioni alberghiere, ha fatto sapere che intende tagliare nove lavoratori della propria sede romana. Mentre il tour operator Iobus, con i suoi riconoscibilissimi bus con il tricolore sulla fiancata, ha già avviato la procedura di licenziamento per dodici assistenti di bordo. Lo stesso ha fatto anche Almaviva, azienda di call center: 489 centralinisti in Italia, di cui dodici a Roma, rischiano la cassa integrazione già ad ottobre. "È un processo trasversale a situazioni con dinamiche diverse", aggiunge Pelliccia, "il commercio laziale sta vivendo una generale destabilizzazione".
L'industria laziale in crisi
Anche l'industria potrebbe vedere l'accelerazione di provvedimenti avvertiti da tempo. Sembra buio il futuro per lo stabilimento Crik Crok di Pomezia, aperto nel 1949 e con un personale di 96 addetti. Da tempo la produzione è stata ridotta al minimo e gli stipendi arrivano in ritardo. Inoltre la cassa integrazione straordinaria non è mai stata erogata. L'ultimo piano industriale non ha portato ad una svolta e a luglio è stato presentato il secondo concordato preventivo per evitare il fallimento.
Una situazione simile a quella di Imprima, azienda di stampa tessile, con lo stabilimento di Fiano Romano, in cui lavorano trecento persone. Nel mese di luglio, i sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec hanno messo in evidenza gravi irregolarità nei versamenti retributivi e contributivi e espresso dubbi sulla tenuta industriale del gruppo. Da lì a poco è seguita l’attivazione della cassa integrazione.
Resta ancora sul tavolo, poi, il dossier Alitalia, dove rischiano il licenziamento duemila lavoratori che chiedono il prolungamento degli ammortizzatori sociali. Si prospetta un autunno tragico per il lavoro nel Lazio.